"Vogliamo capire"

È legittimo chiedere come è morto un figlio. Ieri mi hanno chiamato i suoi comandanti dall'Afghanistan dicendo che era stato colpito ad una spalla, poi adesso si parla di un colpo che l'avrebbe raggiunto al fianco. I dubbi, come si vede, non li ho avanzati io, ci sono delle versioni che non sono concordanti. Non voglio alzare polemiche e posso capire che nei momenti concitati di un fatto come questo ci siano delle versioni discordanti. Ma noi famigliari vogliamo capire cosa è successo.
Parole del papà di Matteo Miotto, il militare italiano morto in Afghanistan il 31 dicembre. Parole pronunciate il giorno dell'arrivo del rientro in Italia della salma del figlio.

Parole che valgono a maggior ragione oggi, dopo le ultime dichiarazioni del Ministro della Difesa.

La famiglia prima di tutto, e poi il paese intero, ha il diritto di capire cosa è successo.

Non si può giocare con le parole, su situazioni del genere. O dire le cose un po' alla volta. Sono atteggiamenti che confermano i sospetti di chi pensa che in Afghanistan stiamo combattendo una guerra e non si deve dire...

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