La nostra visita alla Marzorati
Ieri sera siamo andati a trovare i lavoratori della Marzorati, che stanno occupando la loro azienda di via Talamoni, come ulteriore forma di protesta verso le incomprensibili decisioni aziendali.
Qualche primo segnale sta emergendo: le lettere di sostanziale licenziamento di sette dipendenti sono state ritirate, mentre lunedì in Comune è fissato un incontro tra azienda, lavoratori e amministrazione comunale.
Ieri sera, chiacchierando con i lavoratori, abbiamo avuto modo di approfondire ulteriormente la situazione dell'azienda, e si sono rafforzati anche i nostri dubbi rispetto a scelte aziendali davvero strane, a fronte di ordinativi per 350.000 euro nel solo mese di settembre, che aspettano di essere evasi.
Qualche primo segnale sta emergendo: le lettere di sostanziale licenziamento di sette dipendenti sono state ritirate, mentre lunedì in Comune è fissato un incontro tra azienda, lavoratori e amministrazione comunale.
Ieri sera, chiacchierando con i lavoratori, abbiamo avuto modo di approfondire ulteriormente la situazione dell'azienda, e si sono rafforzati anche i nostri dubbi rispetto a scelte aziendali davvero strane, a fronte di ordinativi per 350.000 euro nel solo mese di settembre, che aspettano di essere evasi.
La chiacchierata, nelle tre ore che abbiamo passato con loro, ha preso poi una piega molto "familiare", con i racconti di tanti episodi degli anni scorsi, i ricordi di colleghi che non ci sono più o che ora sono in pensione, di un rapporto tra lavoratori e dirigenza che era davvero unico, e che certamente contribuiva ad un benessere lavorativo, che poi produceva risultati di qualità e garantiva molta produzione e, in definitiva, il successo dell'azienda.
Chiudiamo con le parole dei lavoratori, proprio della chiacchierata di ieri:
"La nostra generazione ha portato a casa, anche con scioperi e rivendicazioni forti, diritti per chi adesso è in pensione. E ora siamo noi a rischiare. Ci fa rabbia questa situazione, perchè la Marzorati è la nostra seconda casa, chi veniva qui a lavorare era un privilegiato, e davvero abbiamo lavorato bene qui. Non vogliamo che si chiuda una storia così".