Le battaglie di Giusy Nicolini, Sindaco "scomodo" di Lampedusa


Qui vi abbiamo parlato di cinque donne, Maria Carmela Lanzetta, Maria Teresa Collica, Elisabetta Tripodi, Carolina Girasole, Anna Maria Cardamone che amministrano le loro città vivendo sotto scorta per 800 euro al mese.

Le abbiamo definite "le donne che scuotono il Pd", persone che della lotta hai privilegi, al malaffare ne hanno fatto bandiere politiche. Molto spesso a rischio della propria vita.

Oggi, con l'aiuto del quotidiano l'Unità, vi vogliamo raccontare le battaglie del sindaco scomodo di Lampedusa, Giusy Nicolini.

Una vita d’intimidazioni quella del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. L’ultima è di venerdì notte. Questa volta è un barcone che va a fuoco, uno di quelli che ha trasportato un po’ miracolosamente i migranti sulle coste italiane di Lampedusa. Non solo, uno di quelli dati in dono dalla Prefettura alla associazione culturale Askavuza, destinati alla realizzazione del museo dell’immigrazione.

Un barcone simbolico, quindi, accompagnato da volantini eloquenti: «No ai clandestini liberi per l’isola u capisti? Alla prossima gruppo armato Lampedusa Libera». E di eloquente c’è soprattutto quell’interrogativo: «U capisti?» (l’hai capito?). Diretto a una persona specifica: il sindaco. Quella Nicolini i cui incendi improvvisi punteggiano il ritmo della sua attività politica, del suo impegno civico: l’officina del padre, il casotto di Legambiente di cui era direttrice, prima la jeep e poi il pulmino del marito. Un lungo curriculum di intimidazioni che vanno di pari passo con le lotte ambientaliste, ma non solo. E che però, visti i risultati, farebbe pensare che questa strana cinquantenne, sindaco da pochi mesi ma già vicesindaco ad appena 23 anni, di capire, non capisce.

A incontrarla pare una siciliana qualsiasi, spensierata, generosa. Materna quando parla di migranti. Quando dice: «Ci auguriamo che gli sbarchi ci siano, che queste persone riescano ad arrivare sulle nostre coste... Per noi non sono numeri ma persone». Parole che sembrano un abbraccio, che però scatenano l’odio, tanto da essere definita nei commenti di un sito che riporta la notizia «mentalmente deviata. Le sue dichiarazioni sono da neuro e tendenzialmente criminali». 

Questo il clima, il contesto in cui opera il sindaco di Lampedusa ma è un clima in cui vive quasi da sempre. Lei non ne vuol parlare, perché non ama apparire. La storia lunga delle sue lotte e intimidazioni la raccontano quasi di nascosto gli amici, i sostenitori. E va così: è già giovanissima impegnata in politica, nelle fila della federazione dei giovani comunisti italiani. 

Pochissimo dopo, a soli 23 anni, viene nominata vice sindaco dal Professore Giovanni Fragapane, in un’amministrazione Pci. Ed è proprio lei a reggere il Comune di Lampedusa dall’83 all’84, dopo l’attentato subito dal suo sindaco, un accoltellamento che lo ridusse in fin di vita. È questo il periodo di formazione che la porterà via via a restistere a incendi e minacce e vincere ogni battaglia. Dall’abolizione dell’ecomostro voluto da Sindona, alla fuga della Valtur da spiaggia dei conigli, ottenendo che fosse dichiarata riserva naturale. 

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DoppiaM

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