Gregorio De Falco, l'eroismo e la normalità


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Mi sono domandato quanti ne avrebbe dati qualche giorno fa, prima che il capo della sala operativa della Capitaneria di porto di Livorno diventasse l'eroe della settimana, dopo il naufragio della Costa Concordia sull'isola del Giglio.

De Falco si è guadagnato un enorme carico di ammirazione e stima dopo la diffusione delle registrazioni delle comunicazione col comandante Schettino della Costa Concordia, la rete, le tv e i giornali lo hanno incoronato.

Intervistato oggi da Repubblica (qui), De Falco dice così: "Vi posso chiedere un favore? Dimenticatevi di me. Smettete di parlare di me. L'eroe non sono io". E fa altri nomi: "L'eroe è il mio sottocapo Alessandro Tosi, è lui che ha capito tutto quella notte. Sapete chi ha salvato quasi tutte le persone quella notte dopo che il comandante aveva abbandonato la nave? Un ragazzo meraviglioso del nostro elisoccorso. Marco Savastano. È questo il nome che dovete scrivere. E dovreste fare una pagina di soli nomi di marinai della Guardia costiera, della Marina militare, della Finanza, dei carabinieri, dei vigili del fuoco, della Protezione civile, che quella notte hanno dimenticato se stessi per gli altri".

Al Corriere (qui) e sulla Stampa (qui) aggiunge che la notte però non riesce più a dormire e piange e non si dà pace per tutti quei morti: «Se ripenso ai passeggeri che hanno perso la vita sulla Concordia, dico che è stata una sconfitta, perché alla fine non siamo riusciti a salvarli tutti. Salvare la gente è la nostra missione», si sfoga l’alto ufficiale.

La moglie aggiunge che «la cosa preoccupante è che persone come mio marito, persone che fanno semplicemente il proprio dovere ogni giorno, diventino subito in questo Paese idoli, personaggi, eroi. Non è per niente normale».

Non vogliamo assolutamente togliere meriti al capitano De Falco, che merita tutta la riconoscenza e la considerazione della quale sta godendo in questi giorni. Ma la riflessione su eroismo e normalità, che stanno proponendo anche alcuni quotidiani, è davvero interessante.

Scrive oggi Beppe Severgnini sul Corriere che "Milioni di connazionali, spesso per pochi soldi, fanno il proprio dovere: da nord a sud, di giorno e di notte, in terra nell’aria e per mare. Forse lo abbiamo dimenticato, se l’evidenza di questa serietà diventa fonte di stupore. O forse abbiamo bisogno di applaudire i competenti, come antidoto ai troppi superficiali".

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