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Eternit, le motivazioni della sentenza

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I familiari delle vittime di Eternit davanti al Palazzo di Giustizia di Torino (Foto d’archivio) Abbiamo seguito fin dall'inizio la vicenda della Eternit di Casale Monferrato. Lunedi la Corte d’Appello di Torino ha pubblicato le motivazioni della sentenza che hanno portato alla condanna a 18 anni di reclusione - due in più rispetto al primo grado - di Stephan Schmidheiny, magnate svizzero per decenni amministratore delegato della Eternit. Leggiamo dal sito de La Stampa . Per le esalazioni dei quattro stabilimenti italiani della multinazionale dell’amianto sono morte e si sono ammalate migliaia di persone. Casi riuniti nel maxi-processo conclusosi, almeno per quanto riguarda l’Appello, lo scorso 3 giugno con la sentenza dei giudici torinesi guidati da Alberto Oggè. I magistrati, scrivono, avrebbero condannato alla stessa pena anche l’altro imputato, il barone belga Louis de Cartier, che però era morto pochi giorni prima della sentenza . La loro colpa principale è stata

Sentenza d’appello del processo Eternit: Stephan Schmidheiny condannato a 18 anni per disastro doloso

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Qui , qui , q ui e qui   avevamo seguito dall'inizio il  maxi processo contro i responsabili della società Eternit Spa , lo svizzero Stephan Schmidheiney e il belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne. L'accusa era di disastro ambientale doloso e di omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche nei luoghi di lavoro , in riferimento al periodo dal 1952 al 2008 negli stabilimenti italiani della Eternit a Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli; per quanto avvenuto negli ultimi due stabilimenti, il reato è stato giudicato prescritto. Il processo Eternit di Torino per i morti e malati d’amianto è stato la più grande causa in materia mai celebrata in Europa ; il capo d’accusa conteneva un elenco di 2.191 morti e 665 malati a causa delle patologie correlate con l’amianto e circa 6.400 richieste di costituzione di parte civile, quasi interamente accolte. Ieri l 'imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, imputato a Torino nel processo Eter

Salute e sicurezza sui luoghi di lavoro: due approfondimenti

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Questa settimana abbiamo voluto dare molto risalto al verdetto del giudice Giuseppe Casalbore, pronunciato a Torino nel maxi processo contro i responsabili della società Eternit Spa , lo svizzero Stephan Schmidheiney e il belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne. L'accusa era di disastro ambientale doloso e di omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche nei luoghi di lavoro, in riferimento al periodo dal 1952 al 2008 negli stabilimenti italiani della Eternit a Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli; per quanto avvenuto negli ultimi due stabilimenti, il reato è stato giudicato prescritto. In Italia però c'è un altra realtà simile a quella dell'azienda eternit. Ce lo racconta Il fatto quotidiano . A Broni 700 morti. E ancora nessun colpevole Il processo per le morti causate dalla cementifera Fibronit sta per iniziare. Eppure per vent'anni le patologie tumorali frequenti non hanno fatto scattare una reazione di cittadini e ammini

Eternit: giustizia è fatta. Un processo storico

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foto di Francesco del Bo - Photonews - dal sito di Repubblica "Colpevoli dei reati a loro contestati" E' stato questo il verdetto del giudice Giuseppe Casalbore , pronunciato ieri a Torino nel maxi processo contro i responsabili della società Eternit Spa , lo svizzero Stephan Schmidheiney e il belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne. Un verdetto atteso da moltissime persone, e accolto con le lacrime dei parenti delle vittime dell'amianto e degli ammalati. L'accusa era di disastro ambientale doloso e di omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche nei luoghi di lavoro , in riferimento al periodo dal 1952 al 2008 negli stabilimenti italiani della Eternit a Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli; per quanto avvenuto negli ultimi due stabilimenti, il reato è stato giudicato prescritto. Molto rilevanti anche gli indennizzi riconosciuti dalla Corte : 30mila euro per i parenti delle vittime, 35mila euro per coloro che sono ammal

Eternit: condanne a 16 anni di carcere

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Sul blog abbiamo seguito la vicenda dell'azienda Eternit di Casale Monferrato  e del  maxi processo di Torino contro lo svizzero Stephan Schmidheiney, 64 anni, e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne, 89 anni titolari dell'azienda. Qui e qui gli approfondimenti. Oggi si è arrivati alla conclusione di questa dolorosa vicenda. Lo apprendiamo dal sito del quotidiano torinese  La Stampa :  co ndannati a 16 anni i vertici dell'Eternit di Casale . E' la decisione pronunciata dal giudice Giuseppe Casalbore al maxi processo di Torino contro lo svizzero Stephan Schmidheiney, 64 anni, e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne, 89 anni. L'accusa aveva chiesto per i due, accusati di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche, una condanna a 12 anni, aumentati a 20 a causa della continuazione del reato. Il Tribunale ha ritenuto i due imputati colpevoli di disastro doloso solo per l

Casale ha detto NO

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Alla fine l’offerta del "diavolo" è stata rifiutata. La giunta comunale di Casale Monferrato ha detto no alla proposta del magnate Stephan Schmidheiny, imputato nel processo per le migliaia di casi di morti e malattie da amianto. No al risarcimento da 18,3 milioni di euro che il miliardario svizzero ha messo sul piatto , in cambio del ritiro della costituzione di parte civile e della rinuncia a qualsiasi azione legale in futuro. Ne avevamo già parlato e scritto qui . Casale è una città che ha pagato il tributo più alto alle malattie provocate dal minerale killer: 1.800 morti e 50 nuovi casi di mesotelioma ogni anno. Il 17 dicembre scorso il consiglio comunale aveva approvato l'atto di indirizzo che metteva la giunta nelle condizioni di accettare il maxi-risarcimento. Quella seduta, chiusa con 19 voti favorevoli e 11 contrari, era durata oltre sei ore ed era stata interrotta quattro volte per le proteste del pubblico. Proteste proseguite fino ai giorni scorsi: la

lI danno non è solo passato. E' anche presente e futuro

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Sul blog abbiamo da sempre dato molto spazio, come doveroso che sia, agli infortuni sul lavoro. La definizione di infortunio sul lavoro è contenuta nella legge sulla tutela assicurativa obbligatoria gestita dall'Inail (v.). Secondo la norma rientrano in questa fattispecie «tutti i casi di infortunio avvenuti per causa violenta in occasione di lavoro, da cui sia derivata la morte o un’inabilità permanente al lavoro, assoluta o parziale, ovvero un’inabilità temporanea assoluta che importi astensione dal lavoro per più di tre giorni». Non vi è solo l'infortunio sul lavoro che può compromettere la salute del lavoratore. Infatti molte patologie contratte sul posto di lavoro vengono definite   malattie professionali . Per malattia professionale si intende una malattia contratta in ambiente lavorativo per l'azione nociva di un fattore di rischio di natura fisica, chimica e biologica presente nell'ambiente di lavoro o determinata dalla lavorazione stessa che il lavorat