La vittoria di Elly e il momento dell’unità

Era uno dei quattro candidati alla segreteria dem. Oggi Gianni Cuperlo ci racconta la vittoria di Elly Schlein, che cosa significa. 

“In una domenica di pioggia, dopo mesi di epitaffi e ironie su di noi, più di un milione di persone sono uscite di casa e hanno raggiunto un circolo o un gazebo per dire una cosa semplice: che siamo una forza viva con un popolo consapevole e che per battere la destra serve un partito rinnovato nella testa e nel corpo.” 

Elly Schlein è la nuova segretaria del Partito Democratico, ribaltando nelle primarie il voto degli iscritti. Qual è a suo avviso il segno politico più marcato di questa elezione? 

La smentita sul declino del PD. Se la volgiamo in positivo, la conferma dell’ottimismo incorreggibile di oltre un milione di persone che in una domenica di pioggia, dopo mesi di epitaffi e ironie su di noi, sono uscite di casa e hanno raggiunto un circolo o un gazebo per dire una cosa semplice, siamo una forza viva con un popolo consapevole che per battere la destra serve un partito rinnovato nella testa e nel corpo. 

Si può dire che la scossa si è sentita forte e chiara, una donna giovane, femminista, ecologista, alla guida della sinistra è qualcosa di impensabile solo qualche anno fa. Vero, potrei dire che pareva improbabile sino a pochi mesi fa, ma si è creata una combinazione di almeno tre elementi capace di generare quel risultato. 

Sarebbero? 

Da una parte la vittoria di Giorgia Meloni e l’ingresso della prima donna a Palazzo Chigi col corredo mai rinnegato di quella “fiamma” a conferma di una destra fedele ai suoi trascorsi più tragici è stata comunque una rottura che va letta nella sua portata. 

Ha citato tre elementi. 

Sì, il terzo elemento è stata una reazione di rigetto verso una destra che dal decreto banditesco sulle Ong alle minacce di sanzioni rivolte dal Ministro Valditara a una preside che ha richiamato la matrice squadrista del fascismo sino a concepire la povertà come una colpa non ha perso tempo nel fare aprire gli occhi su quale debba essere il tratto di una opposizione ferma nei principi e coerente nelle risposte. Da questo punto di vista la domanda prevalente nel milione di elettori di domenica era di una discontinuità col passato nel segno di un orgoglio ritrovato e di parte. 

Da parte sua Elly ha fatto bene a richiamare l’unità del PD che si candida a guidare aggiungendo come quell’unità sarà più forte se fondata su un indirizzo e una strategia chiare e comprensibili. Adesso l’onere di dimostrarlo spetta innanzitutto a lei e, insieme, a tutte e tutti noi, ma la partecipazione alle primarie dovrebbe archiviare una volta per tutte la logica maggioritaria per cui chi vince nei gazebo si fa “padrone” del partito e chi perde si accomoda in attesa di vedere ruzzolare la prima fila. 

Ma lei che si è candidato come starà dentro la nuova fase? 

Darò e daremo una mano come sempre. Senza rinunciare a una autonomia prima di tutto culturale, a quel senso critico e quella mescolanza tra noi che rappresentano un antidoto a un partito di troppe convenienze e trasformismi. 

E ora? Come far vivere il “nuovo PD” nell’opposizione al governo di una destra fortemente indentitaria? 

Incalzandoli passo passo sulle scelte irricevibili che hanno contrassegnato questi primi mesi di governo. Penso da ultimo alle uscite sgangherate del ministro Valditara e alle espressioni impietose del suo collega Piantedosi. Questa al governo non è una caricatura della destra, è “la destra” col suo impianto culturale e le sue pulsioni discriminatorie.

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