Quattro anni dal crollo del Ponte Morandi

Incredulità e disperazione: sono state le prime reazioni alla notizia che il Ponte Morandi era crollato. Un ponte che eravamo abituati ad attraversare per raggiungere Genova e la Liguria, famoso e studiato nei manuali di architettura. Un ponte che era nel nostro immaginario collettivo. 

La drammaticità del crollo del Morandi deve farci riflettere sullo stato delle nostre infrastrutture, una questione spesso dimenticata e non affrontata adeguatamente. Le nostre strade, i nostri ponti necessitano di cure, monitoraggio e manutenzioni per resistere alle incurie del tempo. E di controlli, una parola che troppo spesso rimane sulla carta. 

Dopo la tragedia, l’intero Paese si strinse a Genova. L’Italia si dimostrò pronta a ripartire da zero e ricostruire il viadotto: il nuovo Ponte San Giorgio di Renzo Piano è oggi un simbolo della rinascita di una città ferita, rappresenta la capacità di ripartire di un territorio e la speranza nel futuro. Senza dimenticare le vittime innocenti di quella tragedia e continuando ad esigere giustizia: i responsabili devono essere individuati.

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