Recovery Plan: ora si parte

Con l’ufficializzazione del via libera da parte della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si parte. Adesso serve una svolta da parte nostra: uscire dalla declamazione, dal chiacchiericcio, dalle polemiche e lavorare per realizzare il Piano. Il negoziato è andato bene, la presentazione è stata un successo, ora si parte, questo è il salto di qualità che serve all’Italia”.

Così, in un’intervista al il Messaggero, Vincenzo Amendola, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio (Affari europei), secondo cui “con il decreto semplificazioni diamo anche le procedure per il governo-esecutivo del Piano. Quello che serve è la velocità che ogni ministero, ogni amministrazione, centrale o locale, deve metterci nella realizzazione dei progetti”.

“Si devono rispettare i tempi e procedure su ogni opera da realizzare. Tutto deve procedere parallelamente. Ovviamente le riforme devono passare per il Parlamento e tutte le proposte sono sui tavoli giusti. Per quanto riguarda le opere e i progetti concreti si devono seguire le procedure esecutive nei tempi.

L’arrivo del 13% avvia la macchina ma noi già nei primi mesi del prossimo anno dovremmo passare il vaglio della Commissione sull’andamento della progettazione delle opere.

L’impegnativa sarà nel 2022 e la spesa finale dovrà avvenire entro il 2026. Faccio presente che contemporaneamente partono anche i cento miliardi che dal bilancio europeo 2021-2027 arriveranno all’Italia. Anche per queste risorse i tempi devono essere veloci”.

L’auspicio è che le forze politiche ragionino con le filiere industriali, con gli attori sociali sui progetti invece di fare a gara sui social. Penso che questo, oggi, sia l’interesse nazionale.

Il Parlamento è sovrano – aggiunge – e se l’attenzione delle forze politiche si concentrerà su ciò che serve al Paese e che da anni si cerca di riformare, si potrà fare tutto velocemente e nei tempi. A volte la guerra di posizionamento impedisce di entrare nel vivo delle riforme.

Giustizia e Pubblica Amministrazione non sono delle riforme imposte da Bruxelles ma sono delle riforme impellenti per il nostro Paese. E’ per questo che è in gioco l’interesse nazionale e i partiti dovrebbero avvertire tale urgenza e non pensare solo a come presentarsi alle prossime elezioni”.


Intervista completa su Il Messaggero

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