Perché quest’anno, per l’Italia, la Giornata internazionale contro l’omofobia è speciale

Ad un anno dall’approvazione della legge Cirinnà l’Italia avanza nella classifica internazionale per la tutela dei diritti delle persone omosessuali, trans, bisex e intersessuali, ma c’è ancora molto da fare 

Il 17 maggio si è celebrata la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. La prima volta è stato nel 2004, a 14 anni dalla decisione – nel 1990 – di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Quest’anno, però, per l’Italia la celebrazione ha un significato speciale. Perché arriva ad un anno dall’approvazione della legge Cirinnà sulle unioni civili – era l’11 maggio 2016 – e perché porta il Bel Paese a fare un bel balzo in avanti nella classifica internazionale per la tutela dei diritti delle persone omosessuali, trans, bisex e intersessuali. Precisamente si tratta di un aumento di 7 punti dell’indice “Rainbow”, che passa dal 20 al 27%. Un miglioramento che, sebbene sia ancora misero, fa ben sperare per il futuro.
Nonostante questo, c’è ancora molto da fare prima che l’Italia possa raggiungere i paesi in cima alla classifica, come Malta (88%), Norvegia (78%) o Gran Bretagna (76%). Al contrario, in fondo alla classifica troviamo la Turchia, con il 9%, la Russia, con il 6% e l’Azerbaijan con il 5%, dati che ben si accordano con le notizie di repressione violenta in questi paesi nei confronti delle persone LGBT.
La graduatoria stilata tra 49 paesi della regione europea è contenuta nel rapporto annuale 2017 ILGA-Europe, branca europea dell’Associazione internazionale per i diritti delle persone Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender e Intersex, presentato oggi in in apertura di un forum europeo sul tema che si terrà a Bruxelles da domani al 19 maggio.

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