Terrorismo, Gentiloni: “Massima vigilanza e prevenzione sono la bussola con cui si orienta il governo”


Sono “carceri e web, più che altri luoghi” i settori sui quali concentrare l’attenzione per prevenire i fenomeni di radicalizzazione che alimentano i ranghi del terrorismo jihadista. Lo ha spiegato il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo la riunione, insieme a Marco Minniti, con la commissione di studio istituita sul fenomeno della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista. Si tratta, ha osservato ancora Gentiloni, di ambiti da tenere sotto controllo “senza escludere altro”, considerando che “non c’è un idealtipo uguale per ciascuno dei soggetti in cerca di un’identità” da radicalizzare.
“Individuare la radicalizzazione jihadista non autorizza in alcun modo equazioni improprie tra i fenomeni migratori e la minaccia terroristica”, ha sottolineato il presidente del Consiglio. “Sappiamo bene – ha aggiunto Gentiloni – che la vigilanza deve essere massima per il rischio che queste minacce si ripropongano: c’è bisogno di prevenzione e di politiche migratorie sempre più efficaci che coniughino la grandissima attitudine umanitaria del nostro paese e la capacità di avere politiche di rigore ed efficacia. Questa è la bussola del governo”.
“Prevenzione, prevenzione, prevenzione, il nostro paese deve impegnarsi in un’attivita di medio termine insieme alle comunita’ islamiche che vivono nel nostro paese”, ha insistito Gentiloni: “La vigilanza deve essere massima, con una politica di rigore nei rimpatri”.

Secondo il premier, “c’è una specificità del nostro Paese per certi versi più rassicurante, tra virgolette”, quando si considera l’incidenza del fenomeno del radicalismo jihadista in Italia, facendo riferimento alle “dimensioni numeriche” della presenza di migranti nel lungo periodo e alle loro condizioni di vita e di integrazione. La Commissione incontrata oggi a Palazzo Chigi, aggiunge il primo ministro, ha offerto “un quadro da cui emergono le caratteristiche italiane ed è molto importante non confondere la lettura di questi percorsi come se fosse identica in tutti i Paesi occidentali”.

“Il lavoro proseguirà”. Tirando le somme, Gentiloni  sottolinea che ha carattere di lungo periodo “l’esigenza da parte del governo di comprendere sempre meglio modalità e percorsi di radicalizzazione, per meglio attivarsi per contrastarla”. Un lavoro che dunque “non si esaurisce oggi ma, certamente, ha bisogno di continuare”. Questo lavoro “aiuta a capire le modalità di un fenomeno che dobbiamo contrastare per quanto attiene agli apparati di intelligence e di sicurezza, ma per farlo efficacemente dobbiamo capirlo, comprenderne dimensione, percorsi e ragioni”, ha detto ancora il presidente del Consiglio.


C’è un “problema che riguarda il web ed è quello che io chiamo il ‘malware del terrore'” contro il quale serve una battaglia che “non può essere limitata ad un singolo paese”. Così il ministro dell’Interno Marco Minnitisottolineando che per arginare la propaganda del terrorismo islamico attraverso la rete e bloccare i processi di radicalizzazione occorre “costruire rete protettiva”, che “deve essere il frutto di una cooperazione internazionale tra governi e grandi provider”.

“Mia profonda convinzione è che sarebbe la cosa piu’ sbagliata fare un’equazione immigrazione-terrorismo. Le parole pronunciate dal presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno sono le migliori e rispecchiano il mio sentimento. Il presidente della Repubblica ha anche incarnato un sentimento diffuso nel nostro Paese. Lo ringrazio per le sue parole”, ha detto ancora il ministro dell’Interno. “Il tema immigrazione va affrontato – sottolinea Minniti – con una visione complessiva, la cosa più sbagliata da fare è vederne un pezzettino separato da un altro. Dal mio giuramento è passato meno di un mese e da allora ho lavorato perché intendo – e su questo non recedo di un millimetro – presentare una proposta organica e complessiva al Parlamento italiano, come giusto che sia. E’ giusto che il Parlamento, maggioranza e opposizione, possano valutare in maniera serena e adeguata. E’ anche il modo giusto di diffondere un messaggio all’opinione pubblica italiana. Il ministro dell’Interno terrà profondamente conto di quello che dirà il Parlamento”.

Piccoli Centri per richiedenti asilo, stop a “grandi strutture”, accoglienza diffusa sul territorio, rendere “più possibile effettivi i respingimenti forzati” di chi non ha diritto a rimanere. Su questi punti ha insistito il ministro dell’Interno parlando della linea del governo in tema di migranti. Il titolare del Viminale ha ricordato il protocollo sottoscritto con l’Anci e ha sottolineato come i sindaci rappresenteranno un “interlocutore privilegiato” per il ministero. “Lavoriamo ad un’accoglienza diffusa – ha spiegato – perché le grandi aggregazioni sono una cosa da evitare. E lavorerò con tutte le mie forze per evitare che vi siano elementi di discriminazione, di sottovalutazione e di non rispetto dei diritti umani”. I Cie che dovranno ospitare le persone irregolari da respingere “non avranno nulla a che fare con quelli del passato. Punto. Non c’entrano nulla perché hanno un’altra finalità, non c’entrano con l’accoglienza ma con coloro che devono essere espulsi”, ha chiarito Minniti. “Ne parleremo alla conferenza Stato-Regioni già convocata per il 19 gennaio. Proporrò strutture piccole, che non c’entrano nulla con quelle del passato, con governance trasparente e un potere esterno rispetto alle condizioni di vita all’interno”.

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