Essere coerenti con la nostra storia
Come fatto da Fabrizio Barca, anche Enrico Rossi presidente della Regione Toscana, chiede di dar vita a un organismo collegiale, che rappresenti al di là del loro peso tutte le aree del partito, le personalità e i territori.
Dalla chiusura delle urne del 4 dicembre, nonostante la direzione nazionale permanente, siamo ancora privi di un dibattito serio e profondo sul significato del voto per la vita, la natura e il destino del nostro Partito e del nostro Paese. Non è una novità. Anche dopo la bruciante sconfitta delle amministrative in città come Roma, Torino e Napoli, accadde la stessa cosa e fummo travolti da una nuova campagna elettorale, quella referendaria.
Eppure, a pochi giorni dal referendum, non erano mancate altre spie eloquenti, come quella di Monfalcone, area storica del nostro insediamento persa in modo eclatante. Ancora una volta, muti davanti a questa catena di sconfitte – referendum compreso – il lavacro di nuove elezioni sembra essere l’unica risposta possibile. È giunto però il momento di fermare i motori e i camper, altrimenti lo schianto sarà distruttivo.
Dopo il voto amministrativo scrissi, da queste colonne, che la causa della sconfitta elettorale andava cercata negli errori del governo e del premier-segretario Matteo Renzi, identificati come sostenitori di un assetto economico e sociale ostile alla nostra g ente. Invocavo allora politiche serie a favore dei vecchi e nuovi poveri, dei disoccupati e delle famiglie in sofferenza che sostengono anziani, malati e disabili, dei giovani senza lavoro, dei pensionati al minimo, delle partite iva e delle imprese più dinamiche, che sono in cerca di nuove relazioni territoriali e servizi più efficienti.
L’unica politica possibile e alternativa all’austerità può muovere da una legge contro la povertà assoluta, piani occupazionali mirati, investimenti pubblici e sostegno a quelli privati, dalla riduzione del cuneo fiscale. In assenza di un intervento massiccio saranno solo i lavoratori a pagare il conto. Ecco perché insisto col dire che portare in primo piano la questione sociale e l’emergenza lavoro, a partire dal Mezzogiorno e dai giovani, è l’unica azione prioritaria e urgente che tocca al nuovo governo, per evitare di restare fotocopia del precedente nella forma e nella sostanza.
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