Presenze in aula e costi della politica. Ecco i confronti che lasciano di stucco



Monta la polemica sugli stipendi parlamentari, in particolare dopo la presentazione da parte del M5S di un ordine del giorno per l’introduzione di un tetto all’ indennità dei membri della Camera.

Ad oggi senatori e deputati ricevono una indennità mensile pari a oltre 10mila euro lordi (che diventano circa 5mila netti al mese), a cui si sommano un “rimborso per le spese accessorie di viaggio” pari a circa 1.650 euro, due quote da 2.090 euro per le spese di segreteria chiamate “spese per l’esercizio del mandato”.

Quando un onorevole non è presente almeno al 30 per cento delle votazioni viene sanzionato e gli viene decurtata la diaria di 250 euro al giorno, ma l’indennità di 10mila euro non viene toccata. Diverso discorso per questori, presidente, vice presidenti, segretari di aula, capigruppo, presidenti di commissione, deputati in missione che vengono considerati sempre assenti giustificati e quindi non multabili.

I cinquestelle propongono il taglio del 50 per cento della parte fissa dell’indennità dei parlamentari e la riduzione della diaria. Il premier Matteo Renzi, ospite ieri di Lucia Annunziata a In mezz’ora, ha rilanciato con una controproposta: “Il Pd è favorevole a ridurre gli stipendi, il problema è come farlo – spiega – . Ad esempio potremmo dare ai parlamentari l’indennità sulla base delle presenze. Di Maio ha il 37 per cento delle presenze e prende il doppio di me che non sono parlamentare. Alla fine del mese gli si dia il 37 per cento dello stipendio”.

Facciamo allora un raffronto, grazie ai dati pubblicati su Open Parlamento, tra profili che ricoprono la stessa carica.

Continua a leggere sul site de l'Unità.

Post popolari in questo blog

Al via il tesseramento 2024

Promesse che durano meno di una settimana