È nato il Comitato provinciale Basta un Sì di Monza e Brianza

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È nato il Comitato provinciale Basta un Sì di Monza e Brianza per sostenere il referendum del prossimo 4 dicembre sulla riforma della Costituzione. Leggiamo dal giornale online MB News.
La presentazione si è tenuta ieri 26 ottobre, all’Urban center del capoluogo davanti a molti esponenti della società civile, che hanno firmato l’appello “Una riforma per la fiducia, il lavoro e lo sviluppo”. Si tratta di Pietro Albergoni, Silvia Bolgia, Gianni Canova, Gigi Cattaneo, Lino Ceccarelli, Stefania Crippa, Vittorio D’Amico, Angela Dentoni, Marco Diegoli, Michele Faglia, Enrico Farinone, Antonella Ferrario, Maria Luisa Filippi, Maria Teresa Foa, Bianca Fumagalli, Mario Fumagalli, Iride Enza Funari, Zelindo Giannoni, Giuseppe Giovenzana, Maria Antonia Molteni, Lorenzo Ornaghi, Armando Pioltelli, Enzo Palumbo, Tino Perego, Francesco Pizzagalli, Ambra Redaelli, Ambrogio Riboldi, Gianfranco Rigamonti, Claudia Sala, Edoardo Scioscia, Paolo Tagliabue, Giovanni Trezzi e Alfredo Viganò.
“Amiamo la nostra terra, amiamo il nostro Paese – si afferma nell’appello – Siamo consapevoli delle enormi potenzialità della Brianza e dell’Italia, ma anche dei numerosi limiti ed errori che frenano lo sviluppo e la crescita. E soprattutto la fiducia, bassa tra i cittadini per quanto riguarda le istituzioni. Non possiamo esimerci dall’innovare l’ordinamento del nostro stato: dobbiamo renderlo uno strumento agevole al servizio della crescita dell’Italia. Ci troviamo di fronte a un’imperdibile occasione, la possibilità di attuare quelle proposte che animano il dibattito politico degli ultimi anni: dal superamento del bicameralismo perfetto, alla definizione delle competenze tra Stato e Regioni, fino all’aumento delle forme di partecipazione alla vita politica da parte dei cittadini. Non bisogna oltretutto dimenticare la tanto discussa riduzione del numero dei parlamentari. Ci uniamo, dunque, per dire sì al referendum convinti che questa riforma ci consentirà di fare un indispensabile passo avanti verso un’Italia stabile e solida, sobria e giusta”.
Alcuni dei firmatari di questo appello hanno preso la parola per aggiungere qualche riflessione personale. Giannoni, che ha svolto le funzioni di moderatore dell’incontro, e che è stato il primo presidente provinciale dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (ente schierato ufficialmente per il “no”), ha sottolineato il fatto che con la riforma “non vi è nessun stravolgimento de principi fondamentali della Costituzione, ma anzi vengono rafforzate le garanzie democratiche. Basti pensare alla necessità di un quorum più alto per eleggere il Presidente della Repubblica, alla diminuzione del quorum per i referendum abrogativi, all’introduzione del referendum propositivo e alla drastica diminuzione del ricorso ai Decreti Legge. Io provengo da una famiglia antifascista e posso dire che i partigiani a prezzo della loro vita hanno combattuto non solo per la liberazione dal nazifascismo ma anche per lo sviluppo e il rinnovamento del Paese, per dare attuazione a valori e ai diritti dei lavoratori e dei cittadini. Del nostro comitato per il sì fa parte Ambrogio Riboldi, volontario della 104esima Brigata Garibaldi, quella di Giuseppe Centemero e Alberto Paleari, torturati e fucilati qui a Monza. Quindi abbiamo anche un vero partigiano che ha sottoscritto l’appello…”.
Canova, prorettore dell’università IULM e storico del cinema, era alla sua prima uscita pubblica dopo 20 anni: “Il livello culturale degli italiani è drammatico. Un italiano su tre è analfabeta, il che significa che i governanti degli ultimi 40 anni devono farsi un esame di coscienza. Allora le domande che ci dobbiamo porre sono: viviamo nel migliore dei Paesi? O è un Paese che ha bisogno di riforme sostanziose? Tutti sono d’accordo nelle riforme, però nessuno le ha mai fatte. Perché? O erano inetti, e allora i politici precedenti agli attuali dovrebbero ritirarsi a vita privata, o infingardi, e anche in quel caso dovrebbero ritirarsi a vita privata, oppure, come credo, l’impalcatura di questo Paese ha qualcosa che rallenta la possibilità di fare le riforme. E dunque bisogna votare sì al referendum per cambiarla. Il secondo motivo che mi spinge a votare sì è che da una parte abbiamo chi vuole difendere lo status quo e dall’altra chi vuole provare a cambiare le cose. Io mi indigno quando i miei amici mi dicono di essere nemico della Costituzione. Anche i padri costituenti erano consapevoli che il loro lavoro non poteva rimanere completamente immutato per 70 anni. Ho un’età, più di 60 anni, in cui non mi va più di sedermi a tavola con quelli che mi fanno perdere tempo. Faccio notare che per il no ci sono i rottami del XX secolo: fascisti, leghisti, berlusconisti, veterocomunisti. I grillini? Sono ‘ex’ delle categorie precedenti… Poi, siccome la riforma non mi convince del tutto, io mi tengo il privilegio del dubbio, che vale più di diecimila certezze. Per cui voto sì, senza se e senza ma”.
La ricercatrice Crippa è appena rientrata da dieci anni di studio all’estero: “In questo periodo ho capito che l’Italia ha tante potenzialità. Perciò non condivido la rassegnazione che c’è nel Paese. Voglio fare il mio lavoro anche in Italia. Voglio fare qualcosa nel mio piccolo per il mio Paese. Ritengo che il referendum possa cambiare molto in meglio il futuro dei nostri figli. Io sono per il sì perché nei Paesi del nord Europa sono più veloci nel rispondere alle esigenze dei cittadini. Da noi c’è il bicameralismo perfetto che rende troppo instabile il governo”.
Per il sindacalista della Cgil, Albergoni, “col referendum si apportano modifiche alla Costituzione che possono avere conseguenze positive per il nostro Paese. Oggi siamo nel momento di maggior ingiustizia sociale della nostra storia. Io ho due figli, di 27 e 25 anni, che non hanno mai potuto votare per il Senato. Trovo inaccettabile che il loro diritto valga la metà del mio. Anch’io non sono totalmente convinto di questa modifica costituzionale, per esempio sul mantenimento delle regioni a statuto speciale, ma per una persona obiettiva è certamente meglio cambiare positivamente che mantenere lo status quo”.
La pensa così anche Scioscia, titolare della catena “Il libraccio”: “Con la riforma si potrebbe finalmente portare avanti una Legge di iniziativa popolare per cambiare l’attuale Legge di regolamentazione del settore librario”.
Diegoli ha parlato da consigliere comunale e presidente dell’Anpi di Muggiò: “La mia posizione per il sì al referendum ha scatenato nella mia città diverse polemiche. Di partigiani dalla parte del sì ce ne sono parecchi (e ne ha elencati alcuni leggendoli da una lista, ndr). Mi hanno detto che rischio di essere cacciato dall’Anpi. Eppure mio padre, partigiano combattente e deportato a Mauthausen, mi ha insegnato i valori della libertà… Concludo con una considerazione: non capisco come fanno i sondaggi perché la maggior parte della gente non ha ancora deciso!”.
Per Palumbo, ex dirigente del sindacato Cgil, “in Italia si trova sempre quello che non va bene invece di guardare tutte le cose che vanno bene. Per il referendum è lo stesso”.
Perego, collaboratore sindacale della Cisl, ha fatto notare che “in Italia stiamo a litigare sul come cambiare la Costituzione mentre la disoccupazione giovanile aumenta, togliendo dignitàalle persone. Io sono per il sì anche per il miglioramento della democrazia di prossimità, quella che regola i referendum e le Leggi di iniziativa popolare”.
“Ho sempre vissuto della mia professione di architetto, ma stimando la politica, di cui oggi si è persa la fiducia – ha esordito l’ex sindaco di Muggiò ed ex assessore di Monza, Viganò –Dicono che i vecchi sono per il sì, mentre i giovani per il no: è una cosa insensata, perché i giovani votano sempre per cambiare le cose. E comunque se fosse vero, considerando che in Italia i vecchi sono più dei giovani, allora vinceremmo di sicuro il referendum!  È impensabile che la Costituzione resti immutata dopo 70 anni mentre il mondo va avanti. Bisogna guardare i concetti generali della riforma, non andare a sviscerare i dettagli, che sono perfettibili”.
La sindaca di Veduggio con Colzano, Molteni, ha concluso gli interventi dichiarando di scegliere “la governabilità alla purezza dei contenuti. Dicono che ci sarebbe meno democrazia? I rappresentanti dei Comuni e delle Regioni non sono certo meno rappresentativi dei cittadini rispetto agli attuali senatori. Affermare che bisogna votare no per non dare maggior potere al presidente del Consiglio non è una motivazione seria”.
Il Comitato provinciale Basta un Sì di Monza e Brianza proseguirà nella sua campagna per il sì al referendum costituzionale fino a venerdì 2 dicembre, quando la stessa sarà chiusa da un comizio nel capoluogo dell’ex ministro della Pubblica istruzione, Luigi Berlinguer.

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