La sinistra ha un futuro


Vi proponiamo per oggi, dopo la giornata intensa di vita del nostro comune, con le live tweeting della conferenza stampa, una lettura.
Vi proponiamo un bell'articolo dell'Unità di qualche tempo fa, che racconta della paura delle novità che la sinistra sta attraversando, e che spaventano molti, con uno spirito diverso, propositivo. L'articolo è di Alfredo Reichlin, figura storica della sinistra italiana, partigiano e giornalista.

Quali che siano le vicende del governo è chiaro che si è chiusa una intera fase politica. Condivido alcuni interrogativi ma il fatto da cui non si può prescindere è, finalmente, la scesa in campo di una nuova generazione di donne e di uomini. Il cambiamento è grande. Insieme con gli interrogativi tornano così anche le speranze. Io penso che da qui bisogna partire. 

E aggiungo subito che il senso di questo mie note è dire che il terreno dell`azione e della lotta politica si è spostato in avanti. Sono convinto - ed è questa la cosa essenziale che lo spazio per le forze che vengono dalla tradizione della sinistra e che non rinunciano a concepire la politica come espressione di grandi ideali e lotta per cambiare il mondo, non si sono ristretti. Anzi, potenzialmente si sono allargati. Non si tratta di guardare indietro ma di capire il senso di questo sorprendente presente che sembra voler cancellare di colpo tutto il passato. La spiegazione è che la vicenda italiana è giunta a un punto di svolta. L`ordine economico-politico che ha dominato l`Europa non regge e la conseguenza non è solo la crescita dei sovversivismi alla Grillo. Si è determinato anche una profonda rottura generazionale. Il che significa che la politica non parla più alla gente se non si misura con quel che di nuovo e di profondo si muove al di là della superficie e che riguarda la esperienza umana. I problemi politici cominciano a essere anche antropologici. I giovani sentono che l`ordine attuale (il «pensiero unico» mercatista) li condanna a non avere un futuro. Basta guardare le cifre della disoccupazione giovanile nel mezzogiorno. È un genocidio. Dietro la «rottamazione» c`è questa frattura. È tempo quindi di mettere in campo qualcosa di più di una politica che guarda solo nel breve periodo. Penso che bisogna cominciare a indicare anche un orizzonte, una prospettiva. Non parlo di correnti politiche tradizionali ma della necessità di un pensiero ideale e culturale che non rappresenti non freno ma un impulso allo sforzo in atto del Pd di «europeizzare l`Italia». Parlo di una visione, di una idea del futuro di questa lunga penisola protesa nel Mediterraneo e del suo ruolo in Europa. Una Europa che non si chiuda in se stessa ma che si apra al dialogo con i popoli nuovi. È evidente che occorre risolvere i molti problemi di cui qui non parlo: dal «fiscal compact» al ruolo del Senato. Ma è difficile farlo se non viene avanti una classe dirigente capace di coinvolgere la gioventù italiana dicendo ad essa la verità. E la verità è che l`Italia è di fronte a una sfida molto grande, a un vero e proprio appuntamento con la sua storia. Un «prima» e un «dopo», come fu quella straordinaria prova del dopoguerra che allora vincemmo con la Costituzione di una Repubblica democratica.
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