La crisi dell'Electrolux


Oggi è il primo giorno di mobilitizzazione per gli operai degli stabilimenti Electrolux di Susegana (Treviso) e Porcia (Pordenone), per rispondere al rischio di delocalizzazione dell'azienda svedese.

La Situazione

La Electrolux ha circa 5.700 dipendenti in Italia distribuiti tra quattro stabilimenti: Porcia, legato alla produzione di lavatrici, Susegana, per i frigoriferi, Solaro (Milano), per le lavastoviglie e Forlì, per i forni.

La crisi nasce dalla scelta dell'azienda di ridiscutere il futuro delle fabbriche a seguito di un'inchiesta sulla competitività dei siti italiani che ha rilevato un costo del lavoro decisamente più elevato rispetto a quello degli stabilimenti in Ungheria e Polonia.

Secondo Electrolux, per essere competitivi sui mercati globali,  bisogna avvicinare il costo del lavoro  in Italia (intorno ai 24 euro l'ora) a quello polacco (circa 6 euro l'ora) e per far questo è necessario il congelamento per un triennio degli incrementi del contratto collettivo nazionale di lavoro e degli scatti di anzianità.

Una proposta che per adesso non coinvolge lo stabilimento di Porcia, che anche con le nuove misure non sarebbe competitivo, secondo l'azienda.  Se la proposta non venisse accolta partirebbe il programma di delocalizzazione.

Una proposta irricevibile, secondo i sindacati e le istituzioni locali. Particolarmente attiva la presidente del Friuli-Venezia Giulia Debora Serracchiani, PD, che ha chiesto un intervento immediato del governo, giudicato finora assente in termini di politica industriale, e si è resa protagonista di un acceso dibattito con il ministro dello sviluppo Flavio Zanonato.

Le proposte

Il 24 gennaio la regione Friuli-Venezia Giulia ha presentato una piattaforma di misure per rilanciare le imprese, che si aggiunge al piano dell’Unione industriali di Pordenone, diffuso sempre in gennaio.
  • Il documento degli industriali punta sulla nascita di una specie laboratorio contro la delocalizzazione: una zona manifatturiera e salariale speciale, in cui gli stipendi più bassi sarebbero compensati in termini di welfare e servizi.
  • Il testo presentato dalla regione, che riguarda il caso Electrolux ma non solo, mira a non far cadere tutto il peso della manovra sullo stipendio degli operai e offre una riduzione dei costi dell’energia, della pressione fiscale locale e del peso della burocrazia, ammortizzatori sociali e incentivi per la ricerca e l’innovazione, avanzando inoltre alcune proposte dedicate espressamente all’indotto. La regione mette a disposizione 98 milioni di euro e segue uno schema molto simile a quello usato a Cassinetta, in provincia di Varese, dove la multinazionale statunitense Whirlpool ha trasferito dalla Svezia la produzione di forni a microonde.
Entrambe le iniziative, quella degli industriali e quella della regione, richiedono un intervento del governo, che deve considerare gli interventi possibili, ma anche prendere posizione a livello europeo sulla concessione di fondi europei per operazioni di delocalizzazione all’interno della stessa Unione.



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