Piero Fassino neo presidente dell'Anci: «Certezze per i Comuni. Toccare l'Imu si può, ma indicare quale tributo la sostituisce»
«Io non voglio partecipare alla polemiche Imu sì o Imu no. Come sindaco non mi interessa fare battaglie ideologiche e, soprattutto, mi piacerebbe che governo e Parlamento non eludessero il cuore del problema, cioè il ridisegno complessivo del sistema fiscale italiano». Parola di Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell'Anci, l'associazione che raggruppa più di ottomila comuni italiani.
Perchè governo e Parlamento stanno eludendo il problema?
«Perchè stanno affrontando la questione Imu come un tabù ideologico dimenticando che si tratta solo di uno strumento. E allora io dico che per il bene di questo paese va ridefinito un patto fiscale tra lo Stato e i cittadini, un patto che riconosca un ruolo centrale ai comuni: è necessario definire quanto dell'insieme delle tasse che vengono pagate rimane ai comuni per finanziare i servizi».
Sindaco, mi scusi ha fatto proprie le tesi leghiste sul fisco e su Roma ladrona?
«Il fisco è il terreno di maggior criticità nel rapporto tra stato e cittadini anche perché la tassazione è percepita come troppa alta. Un sistema fiscale che non permette di sapere quanto di quello che viene complessivamente pagato da ciascuno venga poi restituito in termini di servizi a livello locale diventa sempre più iniquo per il contribuente, e soprattutto, strozza i comuni. Io non mi muovo in una logica corporativa e immagino anche meccanismi di riequilibrio per i territori in maggior difficoltà e svantaggiati ma in ogni caso deve essere messo in chiaro la quantità di risorse che i comuni avranno a disposizione attraverso la tassazione locale».
Dunque, ci teniamo l'Imu?
«L'Imu è un tributo locale che al 50% resta al comune mentre l'altra metà va allo Stato. L'Imu è solo uno strumento trasformato in una questione ideologica».
Tassa sulla casa addio, allora?
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