L'antiberlusconismo come alibi e come modello economico.


Ricorderemo quest'ultimo ventennio per due ragioni probabilmente, che lo hanno caratterizzato fortissimamente. Il Berlusconismo, del quale oramai conosciamo ogni sfaccettatura, ed il suo esatto contrario. L'antiberlusconismo, che in tanti abbiamo frequentato in questi anni. Una sorta di nevrosi collettiva che ha caratterizzato la sinistra in questi anni, causandone molti dei mali che ancora conosciamo. 
La più pericolosa deriva dell'antiberlusconismo è stata quella di non concederci opinioni, nell'assoluta mancanza di idee, se non quelle relative alla distruzione, in maniera molto spessa goffa, dell'avversario politico.
Una degenerazione che ha portato allo svilupparsi di una sorta di professionismo del settore, come evidenziato da una lettera pubblicata domenica sull'Unità da Massimo Mucchetti, deputato del Pd, e ex giornalista del Corriere della Sera. Una lettera che vale la pena rileggere:

Il “Fatto” apre l’edizione di ieri con un titolone sdegnato: “Una legge del Pd salva Berlusconi“. La legge è il disegno di legge sulle incompatibilità d’affari che ho presentato con Luigi Zanda, Valeria Fedeli e altri senatori.Incredibile, solo che si leggano le fiammeggianti reazioni di tanti esponenti del Pdl. Eppure, il direttore del “Fatto”, Antonio Padellaro, è un giornalista di alto rango. Lo dico senza nemmeno fare riferimento al suo pur eccellente curriculum. Mi basta la conoscenza diretta che ne ho potuto avere all’”Espresso”, dove abbiamo lavorato entrambi sotto la guida straordinaria di Claudio Rinaldi. Come può un giornalista di alto rango autorizzare un titolo di così? Può, può. Da quando l’antiberlusconismo è diventato un genere letterario praticato da professionisti. Sia chiaro, trattasi di professione legittima e in taluni casi anche assai redditizia. Ma come tale va anche soppesata sia sul piano editoriale ed economico sia sul piano più squisitamente politico.Sul piano editoriale, l’antiberlusconismo H24 non può ridurre la tensione. Perderebbe, se lo facesse, l’oggetto sociale. Silvio Berlusconi è diventato il totem attorno al quale organizzare un pensiero negativo e il suo tabù. Ineleggibile, ineleggibile, c’è solo da applicare l’articolo 10 della legge 361 del 1957: questo è il messaggio che dà per scontato ciò che scontato non è, ossia che quella vecchia norma possa essere univocamente interpretata in quel modo. Ma l’ossessiva ripetizione del messaggio – tecnica tipicamente berlusconiana – crea una “verità” che ha solo bisogno di essere servita. Pertanto, la discussione politica e la verifica del diritto sono sostituite dall’aritmetica parlamentare: la somma di Pd, Sel e M5S darebbe la maggioranza necessaria per abbattere il totem anche al Senato. E tanto basta. Anche perché in tal modo si abbatterebbe il totem senza violare il tabù che impedisce di guardare a noi stessi e a come per vent’anni Berlusconi sia stato non solo l’avversario ma anche l’alibi principale del centro-sinistra, nelle sue versioni moderate e radicali, socialdemocratiche e liberiste, giustizialiste e garantiste.Berlusconi rappresenta un modello di vita, di economia e di politica che non va bene a molti italiani. Quorum ego. Da questa larga parte dell’opinione pubblica si può estrarre una nicchia di mercato per la tv e la stampa che professino l’antiberlusconismo come religione. Una nicchia da coltivare e conservare evitando a chi la forma l’angoscia del dubbio e la fatica dell’approfondimento.

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