Cosa succede con IMU e CIG


Venerdi scorso il quarto consiglio dei ministri del governo Letta ha deciso di sospendere fino al 31 agosto il pagamento della rata dell’IMU e di stanziare un miliardo per finanziare la Cassa integrazione in deroga.
La sospensione del pagamento riguarderà la prima casa con le relative pertinenze (garage, cantine, ecc.) escluse le ville, i castelli, e gli immobili signorili e di pregio. Non si verserà la rata di giugno neanche per gli immobili residenziali concessi a famiglie a basso reddito utilizzati come abitazioni principali, gli alloggi regolarmente assegnati dagli Istituti autonomi per le case popolari (Iacp) o dagli enti di edilizia residenziale pubblica con le stesse finalità degli Iacp. 

Il quotidiano online Il Post ci spiega bene cosa è stato deciso in merito a IMU e CIG.

L’IMU
La decisione di sospendere il pagamento della rata dell’IMU di giugno non significa che quest’anno non si pagherà l’IMU sulla prima casa né che si pagherà meno dell’anno scorso. Il pagamento della rata è stato solo rimandato e non sono ancora stati trovati i soldi per cancellare definitivamente l’imposta. La decisione definitiva è rimandata al 31 agosto, termine ultimo fissato dalla stessa decisione del consiglio dei ministri per mettere in atto una riforma fiscale che permetta di rendere definitiva la sospensione.

Come è stato ripetuto decine di volte (ad esempio qui) lo stato percepisce circa 4 miliardi di entrate dall’IMU sulla prima casa, mentre sospendere la sola prima rata costringerà lo stato centrale ad anticipare ai comuni circa 2 miliardi di euro. Nel consiglio dei ministri di ieri è stata annunciata per il 31 agosto anche un’altra novità: una misura per rendere detraibile l’IMU pagata sui capannoni industriali dall’IRES, la principale imposta sul reddito d’impresa.


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La Cassa Integrazione in deroga
L’altra importante decisione presa ieri è stata il rifinanziamento della Cassa Integrazione in deroga, con un miliardo di euro. Per il rifinanziamento era già stato stanziato circa un altro miliardo di euro. La copertura per questa manovra è stata descritta dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini e rivela le difficoltà che il governo sta incontrando a reperire finanziamenti.

Circa 500 milioni di euro provengono da fondi che andranno rifinanziati: non si tratta quindi di tagli, ma di uno spostamento temporaneo di risorse. Di questi, circa 250 milioni arrivano dal fondo destinato alla detassazione del salario di produttività – secondo il ministro Giovannini non sarebbero comunque stati usati quest’anno e saranno reimmessi nel fondo entro l’anno prossimo. Altri 246 milioni arriveranno dai fondi per gli incentivi alla formazione dei lavoratori, un altro fondo che andrà probabilmente rifinanziato.

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DoppiaM

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