Le notti senza luce del regno dei Kim

un raduno a Pyongyang a favore dell'attacco nordcoreano agli USA
La tensione tra Seul e Pyongyang è andata crescendo negli ultimi tempi. 

Martedì la Corea del Nord ha annunciato il riavvio di un reattore nucleare bloccato nel 2007 e ha anche minacciato un attacco nucleare sugli Stati Uniti e lanci di missili sulle basi americane nel Pacifico dopo le nuove sanzioni imposte dall'Onu a seguito del terzo test nucleare effettuato dai nordcoreani a febbraio. Pyongyang ha anche annunciato di essere tornato in stato di guerra con la Seoul. Per tutta risposta, gli Usa hanno rafforzato la presenza delle proprie forze nella regione.

Ugo Papi giornalista, scrittore, esperto di Asia, che frequenta l’Oriente dagli anni settanta e che ha lavorato per Radio Rai e scrive di Oriente per Il Mattino, l’Unità e altri periodici e per il Pd è responsabile Asia-Pacifico del Dipartimento internazionale e Consulente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati 
ci racconta cosa sta succedendo.. 

La Corea del Nord ha dichiarato due giorni fa di essere in stato di guerra con il Sud. Il giovane dittatore Kim Jong –un si è fatto riprendere mentre visiona i piani di attacco con obiettivo il territorio statunitense oltre a quello coreano. A far imbizzarrire i suscettibili nord coreani è stato l’utilizzo dei bombardieri B-2 nelle esercitazioni congiunte Corea del Sud, Stati Uniti che si sono svolte nei giorni scorsi in territorio coreano. La Corea del Nord non è nuova a questo tipo di minacce e il lancio di missili balistici nei mesi scorsi ha portato l’Onu a imporre nuove sanzioni al piccolo e isolato paese asiatico, con il benestare di Pechino, ultimo tiepido alleato del regime di Pyongyang. Ad inquietare la comunità internazionale questa volta è la violenza degli attacchi verbali e la preparazione dettagliata di piani di guerra con il rischio di una provocazione armata che avrebbe conseguenze gravi e imprevedibili.

Le due Coree si trovano nell'area del mondo oggi a maggior sviluppo economico, che comprende il Giappone con il suo ancora grande peso economico, la nuova potenza mondiale della Cina, la Russia e la stessa Corea del Sud. Dalla fine della guerra di Corea nel 53, a garantire la difesa di Giappone e Corea del Sud, oltre che di Taiwan, sono gli Stati Uniti. La presenza militare americana è sempre più mal tollerata dal dragone cinese. Le dispute territoriali non mancano in questa parte del mondo, basti pensare alle isole contese tra più stati nel Mar cinese, e gli odi e i rancori del passato alimentano ancora le tensioni nazionalistiche. 

Il Nord della penisola coreana è guidata da una feroce dittatura trasformatasi in dinastia familiare. Ora siamo alla terza generazione dopo la morte lo scorso anno, di Kim Jong-il, il figlio del “Presidente Perenne” le cui spoglie riposano assieme a quelle del padre Kim il-sung, in un mausoleo che fa impallidire per imponenza quelli di Lenin e Mao. Alle spalle delle enormi statue dei due leaders nel centro della capitale, nel Museo della rivoluzione, si può ammirare sotto teca, una ciocca di capelli della madre di Kim il-sung.

Sarebbe un grosso errore considerare la Corea del Nord, solo come un regime comunista, residuo della guerra fredda. Nella dittatura di Kim il-sung, l’adesione al comunismo fece presto posto a una confusa ideologia nazionalista e autarchica la “Juche”, che imponeva una politica di isolamento e la promozione della coreanità . I Kim sono in tutto e per tutto delle divinità di tipo confuciano e incarnano i valori della pietà filiale e della lealtà ai regnanti. Finchè era in vita il blocco comunista, Pyongyang ha usufruito degli aiuti di quella parte del mondo, ma dopo l’89 le carestie e una serie di provvedimenti economici scellerati, hanno portato la popolazione alla fame e alla miseria più nere, con milioni di morti. Ancora oggi la notte dei nord coreani è senza luci. 

Da anni sono solo i cinesi a rifornire di fonti energetiche il piccolo paese asiatico. Chi ritorna a casa dal lavoro è costretto anche nella capitale, a lunghe marce nel buio per raggiungere casa. Nella notte l’unica luce forte che si fa notare dalle stanze dell’unico albergo di Pyongyang aperto alla poche presenze internazionali, è quella che illumina a giorno il ritratto di Kim Jong-il, nel cortile di alcuni grigi casermoni in stile sovietico. Per le strade risuonano nella notte incessanti marce militari in stile new age.
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Aggiornamento delle ore 09.00

L’escalation di mosse militari in Estremo Oriente vede il regime comunista di Pyongyang protagonista su un duplice fronte: la Sud Corea e gli Stati Uniti.

Al mattino di ieri, ora di Seul, i militari della Nord Corea hanno impedito a 480 operai sudcoreani l’accesso al complesso industriale di Kaesong, costruito sul confine del 38° parallelo per testimoniare la volontà di cooperazione economica fra i due Paesi. Il passo è stato interpretato da Seul e da Washington come la conferma che Kim Jong-un vuole imporre lo «stato di guerra» nella Penisola, ponendo le premesse per un conflitto militare.

L'esercito nordcoreano ha ricevuto il definitivo via libera per uno «spietato» attacco nucleare contro gli Stati Uniti: lo ha reso noto un comunicato dello Stato maggiore dell'Esercito popolare coreano pubblicato dall'agenzia ufficiale di Pyongyang, Kcna. Nella nota si riferisce che l'esercito nordcoreano informa gli Stati Uniti che le minacce americane «saranno annientate da mezzi di attacco nucleare più efficaci, piccoli, leggeri e diversificati». «La spietata operazione delle nostre forze armate rivoluzionarie a questo riguardo ha superato l'esame e la ratifica finale».

Per il Segretario di Stato John Kerry si tratta di «un’aperta provocazione» e il generale James Thurman, comandante dei 28.500 soldati americani dispiegati in Sud Corea, parla di «situazione precaria e pericolosa» come «nessuno qui ricorda» dalla fine delle ostilità nel 1953, al punto da «poter degenerare in attività belliche in qualsiasi momento».

DoppiaM

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