Teresa Mattei, "la ragazza di Montecitorio"
“...la ricordo con grande ammirazione per la puntualità e la saggezza. Non ho mai riscontrato in lei atteggiamenti faziosi o polemici, ma anzi una maturità molto anticipata, anche per la fermezza dimostrata di fronte al suo partito. La scelta di Teresa è stata di percorrere la strada della difesa dei deboli, per tutta la vita".
Con queste parole Oscar Luigi Scalfaro parlava di Teresa Mattei, morta ieri a Pisa.
Aveva 92 anni, era nata a Genova ed è stata la più giovane eletta nell'Assemblea Costituente. Per questo era chiamata "la ragazza di Montecitorio". Era l'ultima donna rimasta in vita fra le 21 che avevano partecipato alla stesura della Costituzione.
A Teresa Mattei si deve anche la scelta della mimosa come simbolo della festa delle donne. L’8 marzo del 1945 Luigi Longo, vicesegretario del PCI nonché responsabile delle donne iscritte a tale partito, chiese ad un gruppo di partigiane quale potesse essere il fiore da distribuire per celebrare quella ricorrenza, in analogia con quanto avveniva in Francia, dove si distribuivano mughetti e violette alle compagne in quella data. "Scegliamo un fiore povero, facile da trovare nelle campagne" suggerì Teresa.
Laureata in filosofia a Firenze, era stata partigiana con il nome di battaglia "Chicchi", molto attiva nella Resistenza e nella lotta di Liberazione, sorella di un martire della Resistenza, fu seviziata dalle SS. Fu poi candidata per il PCI all'Assemblea Costituente.
E per tutta la vita si è battuta si è impegnata per i diritti delle donne e dell'infanzia, l'uguaglianza dei cittadini, la pace e la non violenza.
Aveva un pensiero libero ed era donna indipendente. "La cosa più importante della nostra vita - disse una volta - è scegliere da che parte stare". Nel 1938 venne espulsa da tutte le scuole del Regno per aver rifiutato di assistere alle lezioni in difesa della razza. E poi nel 1955 fu "cacciata" dal PCI perchè contraria allo stalinismo e alla linea togliattiana.
Qui un suo ritratto. Vi riportiamo poi qui un video, da Repubblica, destinato ai giovani dell'Arci di Mesagne, in provincia di Brindisi, ai quali diceva: "Voi siete il nostro futuro. Cercate non di assomigliarci ma di essere meglio di noi. Cercate di fare quello che noi non siamo riusciti a fare".