La svolta autoritaria dell'Ungheria
Una protesta a Budapest contro le modifiche alla Costituzione foto di Bernadett Szabo, Reuters/Contrasto |
Un difetto dei principali organi di informazioni italiani
è relegare la politica estera ad un ruolo di comparsa.
I giornalisti, soprattutto in questi giorni sono più sensibili ai temi interni che a quelli internazionali e spesso leggono i secondi in funzione dei primi. La politica estera viene relegata tra le ultime pagine dei quotidiani o in un trafiletto della pagina internet.
In questi giorni presi ad analizzare, raccontare la situazione italina è passata un po' sotto traccia la notizia per cui il partito del discusso premier ungherese Viktor Orbán ha approvato delle limitazioni alle libertà molto contestate e giudicate una "svolta autoritaria"
Ce la racconta il quotidiano online "Il Post"
Le limitazioni alle libertà politiche e civili introdotte dagli emendamenti sono diverse: è stata ridotta la possibilità per i partiti politici di fare campagna elettorale attraverso i media nazionali; gli studenti potranno ottenere delle sovvenzioni statali solo se si impegnano a lavorare in Ungheria dopo la laurea; sono state introdotte delle multe e pene detentive per i senzatetto; è stata ridefinita la categoria di “famiglia”, che non includerà più le coppie non sposate, quelle senza figli e quelle formate da persone dello stesso sesso.
Sabato 9 marzo i partiti di opposizione e le organizzazioni che si occupano della difesa dei diritti civili in Ungheria avevano organizzato una grande manifestazione di protesta contro gli emendamenti proposti da Fidesz di fronte all’edificio del parlamento ungherese a Budapest.Diversi costituzionalisti ungheresi si erano uniti alle critiche, definendo le riforme come un’abolizione sistematica dell’ordine costituzionale del paese.
Viktor Orbán è primo ministro ungherese dall’aprile 2010. Già durante il suo primo anno di governo, Orbán aveva fatto approvare dal parlamento alcune leggi che limitavano la libertà di espressione in Ungheria: per esempio, una legge del dicembre 2010 sottoponeva i media nazionali a un rigido controllo da parte di un’autorità nominata dal parlamento dominato dal partito di governo Fidesz. I più colpiti erano stati le testate giornalistiche, le reti televisive e i siti internet, che, se ritenuti responsabili di “mettere a repentaglio la dignità umana”, potevano essere puniti con multe salatissime.
Lo scontro con l’Unione Europea, di cui l’Ungheria è stato membro, sulla questione della riforma della Costituzione era già iniziato nel gennaio 2012: la Commissione europea aveva avviato ufficialmente tre procedure d’infrazione, più volte annunciate, contro l’Ungheria, a causa di alcune modifiche costituzionali entrate in vigore il primo gennaio che erano risultate incompatibili con il diritto europeo. La scorsa settimana l’Unione Europea e il Dipartimento di stato americano avevano chiesto a Orbán di rimandare il voto, valutando di nuovo le modifiche costituzionali non compatibili con gli impegni che l’Ungheria si è presa aderendo all’UE. Il partito Fidesz si era però rifiutato.
DoppiaM