La svolta autoritaria dell'Ungheria

Una protesta a Budapest contro le modifiche alla Costituzione
foto di Bernadett Szabo, Reuters/Contrasto

Un difetto dei principali organi di informazioni italiani
è relegare la politica estera ad un ruolo di comparsa.

I giornalisti, soprattutto in questi giorni sono più sensibili ai temi interni che a quelli internazionali e spesso leggono i secondi in funzione dei primi. La politica estera viene relegata tra le ultime pagine dei quotidiani o in un trafiletto della pagina internet.

In questi giorni presi ad analizzare, raccontare la situazione italina è passata un po' sotto traccia la notizia per cui il partito del discusso premier ungherese Viktor Orbán ha approvato delle limitazioni alle libertà molto contestate e giudicate una "svolta autoritaria"

Ce la racconta il quotidiano online "Il Post"

Il parlamento ungherese ha adottato un’importante serie di emendamenti alla Costituzione, proposta dal partito conservatore Fidesz del primo ministro Viktor Orbán. Nonostante il voto sia stato boicottato dalle opposizioni, la larga maggioranza su cui Fidesz può contare in parlamento, circa i due terzi dei seggi, ha fatto sì che gli emendamenti venissero approvati con 265 voti a favore, 11 contrari e 33 astenuti. Le novità introdotte, che riguardano tra le altre cose la limitazione del potere della Corte Costituzionale di esercitare un controllo sulle leggi approvate dal parlamento, sono state duramente criticate dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, che le hanno definite “antidemocratiche”.

Le limitazioni alle libertà politiche e civili introdotte dagli emendamenti sono diverse: è stata ridotta la possibilità per i partiti politici di fare campagna elettorale attraverso i media nazionali; gli studenti potranno ottenere delle sovvenzioni statali solo se si impegnano a lavorare in Ungheria dopo la laurea; sono state introdotte delle multe e pene detentive per i senzatetto; è stata ridefinita la categoria di “famiglia”, che non includerà più le coppie non sposate, quelle senza figli e quelle formate da persone dello stesso sesso.

Sabato 9 marzo i partiti di opposizione e le organizzazioni che si occupano della difesa dei diritti civili in Ungheria avevano organizzato una grande manifestazione di protesta contro gli emendamenti proposti da Fidesz di fronte all’edificio del parlamento ungherese a Budapest.Diversi costituzionalisti ungheresi si erano uniti alle critiche, definendo le riforme come un’abolizione sistematica dell’ordine costituzionale del paese.

Viktor Orbán è primo ministro ungherese dall’aprile 2010. Già durante il suo primo anno di governo, Orbán aveva fatto approvare dal parlamento alcune leggi che limitavano la libertà di espressione in Ungheria: per esempio, una legge del dicembre 2010 sottoponeva i media nazionali a un rigido controllo da parte di un’autorità nominata dal parlamento dominato dal partito di governo Fidesz. I più colpiti erano stati le testate giornalistiche, le reti televisive e i siti internet, che, se ritenuti responsabili di “mettere a repentaglio la dignità umana”, potevano essere puniti con multe salatissime.

Lo scontro con l’Unione Europea, di cui l’Ungheria è stato membro, sulla questione della riforma della Costituzione era già iniziato nel gennaio 2012: la Commissione europea aveva avviato ufficialmente tre procedure d’infrazione, più volte annunciate, contro l’Ungheria, a causa di alcune modifiche costituzionali entrate in vigore il primo gennaio che erano risultate incompatibili con il diritto europeo. La scorsa settimana l’Unione Europea e il Dipartimento di stato americano avevano chiesto a Orbán di rimandare il voto, valutando di nuovo le modifiche costituzionali non compatibili con gli impegni che l’Ungheria si è presa aderendo all’UE. Il partito Fidesz si era però rifiutato.

DoppiaM

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