L'Italia al voto


Cari elettori, mi chiamo Parlante Grillo, ma non sono parente né candidato, quindi posso concedermi il lusso di sussurrare alcune scomodità.

Tutti coloro che ci chiedono il voto, chi più chi meno, usano lo stesso trucco: farci credere che noi siamo i buoni.

I cattivi sono sempre gli altri e cambiano in base alla platea - si va dai comunisti ai commercialisti - ma si tratta di razze aliene. La più diffusa è quella dei politici, creature mostruose propagatesi prendendo a prestito i corpi di Fiorito e Lusi, le giacche di Formigoni e la grammatica di Scilipoti. Il messaggio è semplice: non è il sistema a essere marcio, ma chi lo guida. Basta mettere i buoni al posto dei cattivi e tutto cambierà.

C’è un punto però che mi lascia perplesso.

A quanto ammonta l’esercito dei cattivi? I politici sono alcune migliaia, ma seppur famelici e infaticabili, non possono essere riusciti da soli a combinare questo guaio. Evasori, mafiosi, corruttori, affondatori d’imprese, ciechi che ci vedono, figli di, incapaci, figli di incapaci, burocrati inamovibili.

Un aiutino da costoro (oltre che da chi li ha sempre votati ben sapendo chi erano) i cattivi lo avranno ricevuto? E siamo sicuri che in mezzo ai buoni non si annidi qualche esponente delle categorie succitate, magari quel signore che sta gridando «Morte alla Casta» e per gridarlo meglio ha lasciato l’auto nel posto riservato ai disabili?

Non suggerisco di astenersi o di scappare all’estero, ma di dare un voto adulto: senza deleghe in bianco e senza illusioni che non siano quella di cambiare un po’ l’aria nelle stanze chiuse del potere.

Senza dimenticare che nel bene e nel male voteremo degli italiani: come loro, ma anche come noi.

Massimo Gramellini, La Stampa, ieri

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