Innovazione e tecnologia, leve per crescita del Paese
In esclusiva per il Corriere delle Comunicazioni ecco il testo a firma del segretario del Partito Democratico: "Digitalizzare la PA non solo per risparmiare. La vera sfida è migliorare i servizi ai cittadini, il welfare e la competitività".
L’innovazione tecnologica è una leva importantissima per ogni strategia di crescita economica e sociale. La prima volta che il centrosinistra ha proposto un programma organico su questo tema è stato nel 2005 con i 10 punti per l’Italia digitale. Anche oggi rimane la necessità di un itinerario coerente. L’innovazione tecnologica è presente in ogni settore e in ogni tipologia di prodotto. Il nostro sistema produttivo su questo fronte ha un problema su cui è necessario mettere tutto il nostro impegno: l’Italia spesso compete su prodotti a bassa intensità tecnologica, malgrado le eccellenze tecnologiche e di ricerca che pure sono molto presenti.
Nell’ultimo governo Prodi ho lanciato il programma Italia2020 con questo spirito; un programma purtroppo abbandonato dal governo Berlusconi. È necessario riprendere quello spirito, fare uno sforzo corale per individuare aree e settori nei quali l’innovazione tecnologica può produrre un ritorno elevato, in termini di crescita. A questo sforzo sono chiamati il governo e la politica, che devono assumere il loro ruolo di leadership indicando il progetto di cambiamento all’interno del quale i diversi interlocutori, dalle imprese alle università, dal sistema della ricerca ai sindacati, possano trovare il proprio spazio di iniziativa.
Per migliorare l’amministrazione pubblica è necessario avere una visione complessiva del Paese, indicare quale debba essere la missione della PA, ma soprattutto affrontare il tema con un progetto industriale. L’idea secondo la quale gli unici obiettivi della digitalizzazione sono il risparmio e la riduzione dei tempi di lavoro è figlia di una visione asfittica. La digitalizzazione è l’iniziativa che serve perché la Pubblica amministrazione, migliorando organizzazione e capacità di fornire servizi migliori, efficienti, con minori sprechi e minori costi, diventi uno strumento per migliorare la vita dei cittadini e la competitività del sistema Italia, il welfare alla luce delle nuove esigenze delle persone.
La PA deve dotarsi delle migliori tecnologie e delle migliori competenze per svolgere al meglio il proprio lavoro. Vanno riorganizzate le competenze informatiche interne: ci sono punti di eccellenza e settori nei quali tutto è esternalizzato. Bisogna ottimizzare le risorse per spendere meno soldi nella gestione e per spostare le risorse risparmiate in nuove iniziative innovative.
Negli anni scorsi grandi progetti e investimenti in innovazione si sono persi in mille rivoli di intervento, senza produrre i risultati previsti. A bloccare i progetti hanno concorso diversi fattori. Dietro ogni grande progetto di innovazione che non ha visto la luce abbiamo trovato uno scandalo o un malaffare. Vogliamo mettere mano a questo modo di fare cambiando la gestione dei progetti, dando trasparenza, adottando le metodologie che si usano in altri paesi, distribuendo meglio le responsabilità affinché non ci siano alibi per nessuno, mettendo al centro il merito.
Il tema dell’Agenda Digitale è uno dei più importanti per la crescita: bisognerà partire fissando degli obiettivi più precisi e dare una visione più chiara. Ad esempio, puntando alla formazione perché quando l’economia riprenderà a “tirare” serviranno competenze tecniche aggiornate e diffuse, anche favorendo l’aggiornamento dei professionisti usciti temporaneamente dal mondo del lavoro. È un tema completamente saltato nell’agenda italiana. Sin da subito accanto ai decreti attuativi bisognerà capire se saranno necessarie integrazioni o miglioramenti.
Non ci siamo appassionati all’Agenzia Digitale. In Italia quando le cose non vanno si cambia il nome di organismi o si inventano strutture, invece di affrontare i problemi. Il nodo è avviare un progetto di riorganizzazione della PA che tiene conto delle necessità della società moderna. Qualche ritocco alla Agenzia andrà fatto. Non servono faraoniche riforme, servono chiari obiettivi e la possibilità di poter lavorare senza dipendere da fatti compiuti, pesanti condizionamenti di interessi. Ci vuole un maggiore coordinamento delle iniziative, una maggiore determinazione a raggiungere gli obiettivi nei tempi e nei costi previsti.
Nel 1998 il governo di centrosinistra istituì il Forum dell’Innovazione, un organismo alle dipendenze della Presidenza del Consiglio che raccoglieva gli attori principali dalle imprese, agli esperti, ai professionisti, ai lavoratori e i sindacati. L’idea del coinvolgimento è importante per costruire una strategia condivisa e che unifichi gli sforzi in un progetto comune. Ogni iniziativa dovrà essere controllata nei tempi e nei costi per assicurare ai cittadini i servizi e i risultati attesi. Non possiamo andare avanti con preventivi puntualmente stravolti o spendendo cifre enormi che non producono risultati. Personalmente ho presentato già anni fa un ddl sulla riforma dello sportello unico delle attività produttive che è decaduto con la caduta della precedente legislatura mentre nel 2005, allora ancora come Democratici di Sinistra, proposi i 10 punti per l’Italia digitale in cui si parlava di procedimento unico attraverso un sistema informativo unitario e di piano di condivisione di dati tra amministrazioni. L’attenzione su questo tema è di vecchia data.
Il problema dei finanziamenti è solo una parte del problema. Il tema centrale è come gestire meglio il denaro che viene speso, oltre che la necessità di trovarne altro. Di fronte ad una bacinella bucata ci poniamo prima il problema di chiudere i buchi e poi quello di metterci acqua. La spending Review ci da l’opportunità di capire come chiudere i buchi della bacinella e di capire quante risorse e dove servono. Si parte da lì.
È certamente necessario liberare le procedure burocratiche da quei vincoli eccessivi che ci possono essere. Bisogna tener conto di tutti i fattori, ma bisogna evitare vincoli che blocchino gli investimenti senza motivi. Penso soprattutto alle frequenze che possono essere messe a disposizione della banda larga, compatibilmente ai limiti di potenza fissati per preservare la salute dei cittadini.
La Cassa Depositi e Prestiti può essere un importante strumento di politica industriale. Le sue preziose risorse possono essere utilizzate per aiutare le politiche sull’innovazione, per investire su progetti a ritorno differito dove i normali investitori si aspettano ritorni brevi. Immagino la CDP come uno strumento di supporto al mondo della ricerca e dell’innovazione, in grado di entrare in gioco in casi limitati. È necessario gestire con parsimonia e oculatezza le risorse della CDP e impiegarle dove possono rendere meglio. In questi ultimi anni la CDP è stata lasciata troppo sola di fronte a questo tipo di scelte. Se andremo al governo riporteremo sotto la politica industriale più generale questa partita per aiutare in tutti modi la diffusione di internet e la crescita del nostro sistema produttivo, con la massima attenzione e oculatezza.
Dobbiamo fare uno sforzo per portare internet ad essere uno strumento di uso quotidiano, facendo in modo che gli italiani sappiano utilizzare il computer come il telecomando o il telefonino. Dobbiamo spingere per dare servizi, applicazioni, informazioni che interessino gli utenti. Internet vuole un pubblico con un buon livello culturale e con buona formazione: abbiamo ancora molto da fare per recuperare il gap tra la nostra scolarizzazione e quella dei principali paesi europei. Un grande programma di diffusione di internet può essere uno degli strumenti necessari.
All’Italia servono imprese e imprenditori in grado di costruire nuovi servizi, applicazioni, prodotti che possono essere esportati. Dobbiamo costruire le condizioni perché le nostre startup possano rimanere italiane, costruendo un possibile percorso per la loro integrazione nel sistema industriale. Il centrosinistra ha sempre pensato a meccanismi fiscali per favorire gli investimenti in innovazione. Riprenderemo questo percorso compatibilmente con il governo del bilancio dello Stato. Abbiamo bisogno di valorizzare i segmenti dell’alta tecnologia in cui possiamo assumere un ruolo di leadership. Penso al lanciatore italiano Vega o alla costellazione di satelliti Cosmo Sky Med. Due esempi di come ricerca e tecnologia italiane possono lavorare insieme per creare prodotti e servizi innovativi di eccellenza. Dobbiamo fare uno sforzo per immaginarci il grande Paese industriale che siamo. Tutti dobbiamo creare le condizioni perché questo avvenga e gli investitori esteri abbiano fiducia nelle nostre potenzialità.