Sant'Anna di Stazzema: la giustizia negata
"Non ci credo, che abbiano deciso una cosa del genere, non è possibile, è una offesa per tutte le 560 vittime e tra queste bambini e donne innocenti, non si può accettare un verdetto del genere. Restituirò la medaglia d'oro che mi ha dato la Germania come riconoscimento per aver tenuto viva la memoria".
Così, qualche giorno fa, Enrico Pieri, uno dei superstiti della strage, ha commentato la decisione della Procura di Stoccarda di archiviare l’inchiesta sulla strage di Sant’Anna di Stazzema.
Il 12 agosto 1944 tre reparti delle SS, il gruppo paramilitare del Partito Nazista tedesco, raggiunsero Sant’Anna di Stazzema, un paese in provincia di Lucca, mentre un quarto gruppo chiuse ogni via di fuga dal paese, accompagnati da militari fascisti. Gli abitanti uomini decisero di nascondersi nei boschi attorno al paese, per non essere deportati dai tedeschi, mentre donne, vecchi e bambini rimasero nelle loro case: in poco più di tre ore ne vennero uccisi 560. Poi venne appiccato un incendio che distrusse la maggior parte delle case.
Secondo la Procura di Stoccarda, per emettere una sentenza d’accusa nei confronti degli imputati era necessario provare, per ogni singolo imputato, la partecipazione alla strage. E questo non è stato possibile, per la mancanza di documenti.
La Giustizia italiana ha invece condannato definitivamente dieci ex soldati delle SS, con una sentenza definitiva della Cassazione del 2007.