Contro il caporalato


3,50 Euro per raccogliere un cassone di pomodori da 300 kg sotto il sole a 40 gradi. 2.50 se si è clandestini. È questa la paga che un immigrato riceve nelle campagne pugliesi, dove fa orari anche di 14 ore. Lavora a cottimo. I più robusti riescono a portare a casa 20/25 euro al giorno (il 40% in meno di un italiano con le stesse mansioni), al netto di un taglieggiamento su trasporto, cibo, acqua e altre necessità elementari controllate dai caporali che li assumono e distribuiscono il lavoro. Mentre gli italiani iniziano ad andare in vacanza, non lontano dalle spiagge più belle si raccolgono pomodori, meloni e angurie, impiegando migliaia d’immigrati africani extra-comunitari o dei neo-comunitari provenienti dall’Est Europa.

Vogliamo aspettare un’altra drammatica protesta come a Rosarno nell’inverno 2010? O un altro sciopero come quello di Nardò della scorsa estate per renderci conto che ciò che mangiamo rischia di essere passato per queste mani ridotte in semi-schiavitù?

Non abbiamo garanzie: i pomodori che ci portiamo a casa, o le passate di pomodoro, l’anguria che divoriamo assaliti dalla calura è probabile che siano il frutto di condizioni di lavoro e di vita (in abitazioni di fortuna, senza servizi igienici, elettricità, assistenza sanitaria, sotto costante minaccia) inaccettabili, tanto più per un Paese che si definisce civile.

È una tragedia umana, un incubo per tante persone che si consuma ogni anno, in tutte le stagioni, sotto un pesante velo di omertà e su cui campa buona parte della nostra agricoltura e del nostro decantato Made in Italy.

Scriveva così il 5 luglio, su Repubblica, Carlo Petrini (qui l'articolo completo).

Il giorno dopo, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legislativo che recepisce finalmente la normativa comunitaria in materia: la direttiva europea (2009/52/CE) sulle "norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare".

Il decreto prevede: pene più severe per chi assume e sfrutta un immigrato irregolare, il permesso di soggiorno per sei mesi allo straniero vittima di "grave sfruttamento" che denuncia il suo datore di lavoro e la sanatoria per chi mette in regola il dipendente extracomunitario, stipulando finalmente un contratto alla luce del sole.

Qui per saperne di più.

Post popolari in questo blog

La maggioranza che non c'è

Al via il tesseramento 2024

Meloni, sotto il nome niente