Sabato alla festa del Pd di parla di Europa


È il giorno del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo, cruciale per il futuro dell'Euro e dell'Europa, e quindi dell'Italia. Anche per l'Italia il vertice di Bruxelles è molto importante. Il presidente del Consiglio Mario Monti dovrà confrontarsi con i principali leader per trovare una sintesi fra la linea rigorista e quella pro-crescita.

Sabato alla festa del Pd di Brugherio parleremo anche di questo con i nostri ospiti: Desireè Ketabchi, membro del gruppo PSE in Europa e Carlo Palermo, del Direttivo dei Giovani Federalisti Europei.

Con loro parleremo di cosa significa essere europei oggi, quale era l'idea di Europa dei nostri padri fondatori, del ruolo dei partiti come organizzazioni che devono insegnare ai cittadini ad essere europei. Parleremo naturalmente anche di Bruxelles, forse l'unico posto dove i cittadini respirano la vera aria europea.

L'argomento è di quelli importanti; lo dimostra anche l'articolo scritto già nel 2010 de Il Fatto Quotidiano, che racconta quattro storie di giovani italiani che hanno scelto di vivere e far carriera in Belgio. Le loro vite si incrociano in un caffé-libreria made in Italy.

Buona lettura e... vi aspettiamo sabato alla festa
per questo appuntamento. Non mancate!

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A Bruxelles per studiare, lavorare, vivere. Se negli anni Cinquanta gli italiani partivano per il Belgio per lavorare nelle miniere di Charleroi, oggi lo fanno per lavorare nelle istituzioni europee, in grandi aziende internazionali, per portare a termine un progetto di ricerca o per fare cultura ai massimi livelli. Al posto della valigia di cartone, un computer portatile di ultima generazione.

A Bruxelles la comunità italiana non ha confini, dalle pizzerie ai grattacieli della Commissione europea, dai mercati rionali alle grandi multinazionali. Un gruppo enorme, che si ritrova e si racconta in posti come la “Piola Libri”, il caffè-libreria in rue Franklin 66, a due passi dal Berlaymont, il quartier generale della Commissione europea.Un caffè dove ogni italiano di Bruxelles è passato almeno una volta e la maggior parte torna regolarmente. A orario aperitivo la Piola è strapiena e in ogni angolo si sente parlare italiano.

Ecco le storie di quattro connazionali che per ragioni diverse hanno scelto Bruxelles. Le loro vite si incrociano proprio ai tavoli di questo caffé. Jacopo, 33 anni, modenese, è uno dei titolari insieme a Nicola, 40 anni di Torino. “La Piola” oltre che libreria e caffè, offre anche degustazione, eventi culturali e musicali, il tutto rigorosamente made in Italy.

“Abbiamo aperto tre anni fa per portare la cultura al di fuori delle istituzioni in una città come Bruxelles dove gli italiani sono protagonisti”, racconta Jacopo, che come tanti suoi clienti si fatto una vita fuori dall’Italia, dove dice di non voler tornare. Arrivato a Bruxelles nel 2001, Jacopo ha vissuto per due anni negli Stati Uniti dove ha studiato legge prima di laurearsi con una tesi in diritto ambientale all’università di Modena. Dopo un Erasmus in Germania e uno stage a Londra, ha provato a lavorare in Italia in un’agenzia di consulenza ambientale. “Ho resistito tre mesi, poi ho mollato, mi sfruttavano troppo”. Laureato, con un ottimo inglese e un po’ di tedesco, Jacopo è arrivato a Bruxelles nel 2001: “Qui ho trovato un ambiente diverso, dove se vali qualcosa fai strada, dove il clima non è pesante come in Italia.

Nel 2003 ha aperto la Piola libri, crocevia del destino di tanti ragazzi e ragazze immigrati nella capitale d’Europa.

Matteo, 27 anni (nel 2010 ndr), emiliano, beve una birra bionda dopo una giornata di lavoro alla Commissione europea. Lavora alla direzione generale Energia, settore efficienza energetica. E’ a Bruxelles dal 2008 per aver inseguito una passione: la politica. Laureato in Scienze politiche ed istituzioni europee a Parma, Matteo è venuto a Bruxelles perché crede che l’Unione europea sia il futuro.

“La politica italiana non è più in grado di rispondere alle sfide politiche moderne. L’Italia, contrariamente ad altri Paesi, si sta chiudendo in se stessa rischiando di rimanere indietro in un’UE che invece corre”.

Matteo ha anche cercato di fare della politica nella sua Regione, la rossa Emilia Romagna, “ma in Italia se hai meno di 40 anni non ti candidano da nessuna parte e se ne hai meno di 30 non ti ascoltano nemmeno. In altri Paesi i policy maker hanno massimo 40 anni. La nostra politica, invece, è piena di vecchi che vogliono fare i giovani, e ai giovani veri non viene lasciato nessuno spazio”. A Bruxelles Matteo lavora alla Commissione europea dopo aver vinto al primo tentativo un concorso pubblico a soli 26 anni. Lo stipendio, neanche a dirlo, è ottimo.

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DoppiaM

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