I tentacoli della 'ndrangheta in Brianza


Lo racconta Dario Crippa per il quotidiano "Il Giorno":

«È UN’INDAGINE che mette a nudo una verità inquietante: l’aggressione di formazioni criminali che vengono dal sud a riciclare denaro sporco procurato con affari illeciti e lo reinvestono in questo territorio... la Brianza è una terra ricca aggredita da una criminalità silenziosa, insinuante ed estremamente pericolosa». 

Riavvolgiamo il nastro: a parlare della Brianza come di una «lavanderia» di denaro sporco, il 17 settembre del 2008, era uno che la sapeva lunga, l’allora procuratore capo di Monza Antonio Pizzi.

E le sue parole tornano in mente in questi giorni, dopo che si è appreso che una grossa inchiesta, condotta dai carabinieri di Monza, avrebbe scoperchiato un verminaio che avrebbe consentito a esponenti della camorra di insinuarsi nella vita economica e socio-politica della città. Ancora pochi giorni fa, la Guardia di Finanza è entrata in Municipio per visionare alcuni appalti pubblici sospetti gestiti fino a qualche mese fa dall’assessorato a Patrimonio e Ambiente.

La Procura di Monza, con in testa il magistrato Salvatore Bellomo, si muove con prudenza, ma la sensazione supportata da fonti investigative è che dietro le ultime manovre degli inquirenti si celi qualcosa di grosso. 

La Brianza era stata scossa due anni fa da una maxi operazione, denominata Infinito (e il pm era sempre Bellomo), che aveva mostrato come il nostro territorio fosse finito nelle mani della ’ndrangheta. Monza, e alcuni centri limitrofi, ne erano stati però apparentemente risparmiati: perché? Una risposta, inquietante, sembra arrivare ora: forse la ’ndrangheta non domina Monza perché qui, in una logica di spartizione del territorio, in realtà a comandare è un’altra organizzazione criminale, la camorra. Crimnali capaci di utilizzare pacchetti di voti come merce di scambio per ottenere appalti o assunzioni nelle imprese coinvolte nella cosa pubblica.

Vale la pena allora forse ricordare in quale occasione l’ex procuratore capo di Monza avesse pronunciato quelle frasi preoccupanti citate all’inizio dell’articolo: si era all’indomani di un’operazione delle Fiamme Gialle, denominata «Face-Off», al termin della quale erano stati sequestrati oltre 97 milioni di euro fra beni mobili e immobili gestiti da un vecchio contrabbandiere legato alla Camorra e trapiantato fra Lissone e Milano, Salvatore Izzo, sorpreso a riportare in Italia gli enormi capitali accumulati illecitamente, anche grazie a prestiti a tassi di usura con interessi fino all’89%: e per farlo acquistava società, case, terreni, addirittura cliniche fallite. Il tutto, ovviamente, intestato a comodi prestanome. 

Trovate la notizia anche sul settimanale Il Giornale di Monza e Brianza in edicola quest'oggi.

DoppiaM

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