Amianto: processo alle fabbriche della morte

la Fibronit di Broni

Il Consigliere Regionale del Partito Democratico, Pippo Civati pubblica sul suo blog un’anteprima del reportage curato dal gruppo consiliare del Pd a Broni, in provincia di Pavia, sull'amianto, proprio mentre in Regione si discute del progetto di legge.





L'Inail sul suo sito internet parla cosi del Comune dove la Fibronit lavorava l'asbesto.

Da fabbrica che occupava oltre mille operai a inferno di amianto: la Fibronit di Broni ha smesso di produrre nel 1993, ma in questo comune del pavese - e in tutto il territorio limitrofo allo stabilimento - si continua a morire per colpa della fibra killer. Nel 2002 Broni è stata dichiarata sito di interesse nazionale su cui procedere a bonifica. "Qui oggi si viaggia al ritmo di 52 morti l'anno - ha dichiarato Gianluigi Vecchi, di Legambiente, al termine dell'incontro del ministro della Salute, Renato Balduzzi, con i 26 sindaci dell'area interessata dagli effetti dell'asbesto lavorato alla Fibronit.

Un bilancio tragico aggravato dai nuovi casi di mesotelioma che si continuano a registrare incessantemente, con una media di 58 patologie diagnosticate ogni 12 mesi. "Prima si viveva nell'incoscienza - ha aggiunto Vecchi - Nessuno capiva l'entità dell'emergenza e non si diagnosticavano i mesoteliomi. Poi si è aperta la fase della consapevolezza".

E del dolore per le vittime, una lunga scia di morti che la Fibronit si è lasciata alle spalle: il numero totale di chi ha perso la vita - è la stima - si aggira tra 700 e oltre mille persone. Alla vigilia del processo, le richieste di associazioni e comuni. Mentre il 16 aprile comincerà il processo Fibronit presso il tribunale di Voghera, l'emergenza più impellente sollecitata dal territorio è quella sanitaria. "Non passa giorno senza che venga affisso un manifesto mortuario in cui si legge il nome dell'ultima vittima dell'amianto - sostiene Andrea Astranti, del Comitato difesa ambiente Broni - E ancora non siamo al picco, che sarà nel 2015/2020". Le associazioni hanno presentato, così, a Balduzzi le loro richieste: a partire da percorsi chiari e definiti per i pazienti e dal sostegno alle famiglie. Servono fondi specifici per le politiche e un punto sanitario pubblico con funzioni di supporto, orientamento e assistenza ai malati. Altra richiesta: l'istituzione di un centro di ricerca sulle malattie asbesto-correlate da collocarsi nell'università o presso centri ospedalieri validati. Infine, altra priorità è che la provincia di Pavia sia attrezzata per un percorso diagnostico terapeutico, per gli interventi chirurgici e per le cure palliative.

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DoppiaM

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