La Brianza è il nuovo feudo del centrosinistra
La Brianza è il nuovo feudo del centrosinistra.
Il sito internet Lettere 43 illustra le dinamiche del voto.
Dopo i risultati del primo turno delle amministrative 2012, che avevano visto la Lega Nord e il Popolo della libertà crollare in molte realtà importanti, il ballottaggio di Monza, Meda e Lissone ha confermato la crisi profonda del centrodestra, uscito sconfitto in tutte e tre le città.
Particolarmente rumoroso è il tonfo del Carroccio a Meda (anche se per un solo voto: per questo è già stato chiesto il riconteggio delle schede), dove in passato il centrosinistra non aveva mai nemmeno sfiorato il potere. Tutto previsto - per lo meno dopo l’esito del primo turno - invece, a Monza e a Lissone, dove i candidati del Partito democratico hanno sconfitto senza troppi patemi d’animo gli avversari del Pdl.
A vincere, però è stato ancora una volta l’astensionismo. I cittadini brianzoli che hanno espresso il proprio voto in questo ballottaggio, infatti, sono stati poco più del 40%.
A Monza il candidato di centrosinistra Roberto Scanagatti (sostenuto da Pd, Italia dei valori, Rifondazione comunista, Sinistra e libertà e lista civica Città persone), ha avuto vita facile contro il candidato del centrodestra Andrea Mandelli (Pdl e Destra).
Scanagatti, già vicesindaco nel 2002 ai tempi della giunta di Michele Faglia, ha infatti conquistato il 63,39% delle preferenze (al primo turno si era fermato al 38,29%).
Un risultato che rappresenta la diretta conseguenza della decisione presa ai piani alti di Lega e Pdl, che alle amministrative hanno deciso di presentarsi separati, nonostante il parere contrario degli esponenti locali. Tanto che il primo a farne le spese è stato Marco Mariani, sindaco uscente sostenuto dal Carroccio che al primo turno non è riuscito ad andare oltre all'11,23%.
Mandelli invece ha pagato il fatto che la Lega in vista del ballottaggio non abbia espressamente rilasciato dichiarazioni di voto, lasciando libertà di scelta ai propri elettori.
Lissone: il centrosinistra vince con il 64,71% delle preferenze
L'esponente di centrodestra, nei giorni precedenti al ballottaggio, aveva paventato il rischio di un fortissimo astensionismo, ipotizzando che il fenomeno avrebbe avuto ripercussioni soprattutto sulla sua candidatura: e così è stato, visto che a Lissone ha votato solamente il 42,87% degli elettori.
Il nuovo sindaco ha accolto con soddisfazione la vittoria, ma ha deciso di «non festeggiare per solidarietà con le vittime del terremoto in Emilia e di quelle dell'attentato alla scuola di Brindisi».
Per il centrodestra quella di Lissone (da sempre fortino leghista) rappresenta una caduta inattesa, così come lo era stata quella al primo turno della candidata della Lega Nord Daniela Ronchi (fuori dal ballottaggio con il 15,63% dei voti): ma se Ruggero Sala, ex vicesindaco forzista, aveva pubblicamente annunciato la propria intenzione di votare Monguzzi, significa che le spaccature all’interno del partito sono fin troppo evidenti.
A Meda il Pd conquista il Comune grazie a una preferenza di scarto
Decisamente significativo è il caso di Meda, da sempre roccaforte del Carroccio (e in generale del centrodestra), dove il centrosinistra negli ultimi due decenni ha sempre avuto un ruolo a dir poco marginale.
Nella patria dei mobili e della ginnastica artistica (è la terra d’origine dell'olimpionico Igor Cassina), il candidato del Pd Gianni Caimi ha sconfitto a sorpresa - per un solo voto, 3.867 preferenze contro 3.866 - Giorgio Taveggia, da 20 anni leader del Carroccio (nel 1992 è stato il primo sindaco leghista in Italia a essere eletto con una maggioranza assoluta in un Comune sopra i 15 mila abitanti), è ora costretto a passare all'opposizione.
Il primo cittadino uscente, paga inevitabilmente la crisi che ha colpito l’intero partito a livello nazionale, l’assenza di apparentamenti con le liste civiche rimaste escluse dal ballottaggio e l’astensionismo, già fortissimo al primo turno: a votare per il sindaco è stato infatti solo il 43,58 % degli elettori.
A nulla è servito l’intervento in città di Roberto Maroni, mentre niente si può imputare alla mancata alleanza con il Pdl, visto che qui la Lega e il partito di Berlusconi sono sempre stati nemici.
Di certo, la bruciante sconfitta medese (unitamente a quella di Lesmo, altra roccaforte leghista dove un tempo il Carroccio veleggiava sul 70% dei voti e che invece al primo turno è stato sconfitto da una lista civica) farà riflettere i vertici provinciali e nazionali più dei risultati ottenuti in città ben più grandi.
Là dove la Lega era nata e cresciuta, ora, forse, potrebbe iniziare a spegnersi, a meno che il riconteggio delle schede chiesto dai vertici del Carroccio («È una situazione kafkiana», ha commentato Caimi) non ribalti l’esito del voto.
A vincere, però è stato ancora una volta l’astensionismo. I cittadini brianzoli che hanno espresso il proprio voto in questo ballottaggio, infatti, sono stati poco più del 40%.
A Monza il candidato di centrosinistra Roberto Scanagatti (sostenuto da Pd, Italia dei valori, Rifondazione comunista, Sinistra e libertà e lista civica Città persone), ha avuto vita facile contro il candidato del centrodestra Andrea Mandelli (Pdl e Destra).
Scanagatti, già vicesindaco nel 2002 ai tempi della giunta di Michele Faglia, ha infatti conquistato il 63,39% delle preferenze (al primo turno si era fermato al 38,29%).
Un risultato che rappresenta la diretta conseguenza della decisione presa ai piani alti di Lega e Pdl, che alle amministrative hanno deciso di presentarsi separati, nonostante il parere contrario degli esponenti locali. Tanto che il primo a farne le spese è stato Marco Mariani, sindaco uscente sostenuto dal Carroccio che al primo turno non è riuscito ad andare oltre all'11,23%.
Mandelli invece ha pagato il fatto che la Lega in vista del ballottaggio non abbia espressamente rilasciato dichiarazioni di voto, lasciando libertà di scelta ai propri elettori.
Lissone: il centrosinistra vince con il 64,71% delle preferenze
Vittoria facile anche a Lissone per Concetta Monguzzi, appoggiata, oltre che dal Pd, anche da Lista Concetta Monguzzi, Listone, dall’Idv e Sel.
La candidata del centrosinistra ha ottenuto il 64,71% dei voti, contro il 35,28% del rivale Edoardo Cazzaniga, sostenuto dal Pdl, Udc, Lissone civica, Lissone più giovani e Lissone in movimento.
L'esponente di centrodestra, nei giorni precedenti al ballottaggio, aveva paventato il rischio di un fortissimo astensionismo, ipotizzando che il fenomeno avrebbe avuto ripercussioni soprattutto sulla sua candidatura: e così è stato, visto che a Lissone ha votato solamente il 42,87% degli elettori.
Il nuovo sindaco ha accolto con soddisfazione la vittoria, ma ha deciso di «non festeggiare per solidarietà con le vittime del terremoto in Emilia e di quelle dell'attentato alla scuola di Brindisi».
Per il centrodestra quella di Lissone (da sempre fortino leghista) rappresenta una caduta inattesa, così come lo era stata quella al primo turno della candidata della Lega Nord Daniela Ronchi (fuori dal ballottaggio con il 15,63% dei voti): ma se Ruggero Sala, ex vicesindaco forzista, aveva pubblicamente annunciato la propria intenzione di votare Monguzzi, significa che le spaccature all’interno del partito sono fin troppo evidenti.
A Meda il Pd conquista il Comune grazie a una preferenza di scarto
Decisamente significativo è il caso di Meda, da sempre roccaforte del Carroccio (e in generale del centrodestra), dove il centrosinistra negli ultimi due decenni ha sempre avuto un ruolo a dir poco marginale.
Nella patria dei mobili e della ginnastica artistica (è la terra d’origine dell'olimpionico Igor Cassina), il candidato del Pd Gianni Caimi ha sconfitto a sorpresa - per un solo voto, 3.867 preferenze contro 3.866 - Giorgio Taveggia, da 20 anni leader del Carroccio (nel 1992 è stato il primo sindaco leghista in Italia a essere eletto con una maggioranza assoluta in un Comune sopra i 15 mila abitanti), è ora costretto a passare all'opposizione.
Il primo cittadino uscente, paga inevitabilmente la crisi che ha colpito l’intero partito a livello nazionale, l’assenza di apparentamenti con le liste civiche rimaste escluse dal ballottaggio e l’astensionismo, già fortissimo al primo turno: a votare per il sindaco è stato infatti solo il 43,58 % degli elettori.
A nulla è servito l’intervento in città di Roberto Maroni, mentre niente si può imputare alla mancata alleanza con il Pdl, visto che qui la Lega e il partito di Berlusconi sono sempre stati nemici.
Di certo, la bruciante sconfitta medese (unitamente a quella di Lesmo, altra roccaforte leghista dove un tempo il Carroccio veleggiava sul 70% dei voti e che invece al primo turno è stato sconfitto da una lista civica) farà riflettere i vertici provinciali e nazionali più dei risultati ottenuti in città ben più grandi.
Là dove la Lega era nata e cresciuta, ora, forse, potrebbe iniziare a spegnersi, a meno che il riconteggio delle schede chiesto dai vertici del Carroccio («È una situazione kafkiana», ha commentato Caimi) non ribalti l’esito del voto.