Mai più complici
Cinquantaquattro.
L'Italia rincorre primati: sono cinquantaquattro, dall'inizio di questo 2012, le donne morte per mano di uomo.
L'ultima vittima si chiama Vanessa, 20 anni, siciliana, strangolata e ritrovata sotto il ponte di una strada statale. I nomi, le età, le città cambiano, le storie invece si ripetono: sono gli uomini più vicini alle donne a ucciderle. Le notizie li segnalano come omicidi passionali, storie di raptus, amori sbagliati, gelosia.
La cronaca li riduce a trafiletti marginali e il linguaggio le uccide due volte cancellando, con le parole, la responsabilità.
E' ora invece di dire basta e chiamare le cose con il loro nome, di registrare, riconoscere e misurarsi con l'orrore di bambine, ragazze, donne uccise nell’indifferenza. Queste violenze sono crimini, omicidi, anzi FEMMINICIDI. E' tempo che i media cambino il segno dei racconti e restituiscano tutti interi i volti, le parole e le storie di queste donne e soprattutto la responsabilità di chi le uccide perché incapace di accettare la loro libertà.
Questa la richiesta, pubblicata qui sul sito di senonoraquando: a tragedia del femminicidio scuota le coscienze, impegni la politica, imponga ai media di non relegare in poche righe "l'ennesimo" assassinio di una donna.
E le adesioni, in poche ore, sono diventate moltissime.