Lotta alle mafia - le storie: Giovanni Tizian
Qui vi abbiamo raccontato la storia di Lucrezia Ricchiuti e delle sue battaglie condotte dal 2004 contro le infiltrazioni mafiose al Comune di Desio.
Quest'oggi vogliamo raccontarvi, con l'aiuto del quotidiano L'Unità,
la storia di Giovanni Tizian (qui il suo blog)
«La puzza è l’odore della distruzione dei sogni di una famiglia di realizzare qualcosa dove si è nati, è l’odore della diaspora», racconta adesso Giovanni che da bambino ha lasciato la Locride per trasferirsi a Modena. La madre, donna coraggiosa e forte, voleva un’altra vita per il figlio. Una vita lontana dalla terra che le aveva ammazzato il marito, Peppe, a soli 36 anni.
Funzionario di banca integerrimo e incorruttibile, Peppe Tizian venne ucciso nell’agosto dell’89, probabilmente perché si rifiutò di compiere operazioni bancarie sporche per i boss della zona. La sua morte è rimasta uno dei tanti omicidi senza colpevoli della Calabria. A distanza di 20 anni, Giovanni ha seguito il filo rosso che unisce la Calabria al nord. Lo ha seguito facendo il giornalista precario per la Gazzetta di Modena, per Linkiesta.it, per Libera Informazione, per Narcomafie.
«Ho capito i segnali, ho riconosciuto i reati spia, i messaggi: cosa si nascondeva dietro quei 500 incendi dolosi avvenuti nell’ex regione rossa». Le sue inchieste sono diventate un libro “Gotica. ‘Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea” (edizioni Round Robin): pagine fitte di nomi di affiliati, di atti, di documenti delle procure, di testimonianze.
La maggiore organizzazione criminale del paese e probabilmente del mondo non è solo “infiltrata” nel nord, ma si è radicata. La differenza non è terminologica, è basilare. In Emilia, in Piemonte, in Liguria, in Lombardia, la ‘ndrangheta non ha bisogno solo del pizzo, spiega Tizian nel libro, ma fa affari con il movimento terra, con la droga, con lo smaltimento rifiuti, con il gioco d’azzardo. E quando la mafia viene così chiaramente nominata, descritta, cesellata nei suoi movimenti ecco che si fa sentire.
Dal 22 dicembre Giovanni è sotto scorta. Come Saviano, come Lirio Abbate, come Rosaria Capacchione. Come tutti quei giornalisti minacciati che rendono l’Italia un paese ancora fortemente immaturo dal punto di vista della libertà d’informazione, tanto da occupare solo il 61° posto nella classifica mondiale di Reporter Senza Frontiere.
Continua a leggere sul sito de L'Unità e guarda la videointervista a Giovanni Tizian
DoppiaM