Addio a Václav Havel


Václav Havel è morto oggi a Praga all’età di 75 anni.

Malato da tempo, l’ultimo presidente della Cecoslovacchia e il primo della Repubblica Ceca, era stato una figura chiave della dissidenza cecoslovacca contro il regime sovietico, culminata con la cosiddetta Rivoluzione di Velluto e il manifesto Charta 77 per i diritti umani.


L'Europa e il mondo perdono
una delle maggiori figure degli ultimi decenni

Havel era nato a Praga il 5 ottobre 1936; è stato un importante intellettuale e drammaturgo ceco. Dopo la ribellione dei dissidenti cecoslovacchi alla Primavera di Praga del 1968, a cui seguì una dura repressione da parte dell’esercito sovietico, Havel divenne un vero e proprio attivista politico e un nemico ufficiale del governo di Praga, satellite di Mosca.

Havel venne bandito dal teatro e scontò anche diversi anni in carcere. Nel 1977 la sua dissidenza culminò con il manifesto per i diritti umani Charta 77.

Havel è stato il padre della cosiddetta Rivoluzione di Velluto, una lunga rivolta non violenta che, attraverso imponenti manifestazioni popolari durate cinque settimane, il 29 dicembre 1989 rovesciò il regime comunista cecoslovacco.

Alle libere elezioni del 1990 Havel trionfò come presidente. Lui, gli altri democratici, e il vecchio Dubcek presidente del Parlamento, restaurarono la libertà e rilanciarono un'economia rovinata da dittatura e sfruttamento coloniale sovietico: da sesta potenza economica mondiale la Cecoslovacchia era divenuta paese più povero del Portogallo.

Non riuscirono a evitare la secessione della Slovacchia. Ma portarono la Repubblica cèca nella Nato e nell'Unione europea, di cui oggi sia Repubblica cèca stessa sia Slovacchia sono prosperi, affidabili membri.

Havel fu presidente cèco fino al 2003, ma anche dopo aver lasciato l'incarico, continuò il suo attivismo intellettuale e letterario.

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