Se la maternità è una colpa
Oggi torna in piazza il movimento Se non ora quando? che il 13 Febbraio aveva portato in tutte le piazze d'Italia le donne (ma anche gli uomini) che avevano voglia di farsi sentire, di dire la loro nei confronti di un governo che non aveva mai considerato la libertà e la dignità femminile.
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Sempre quest'oggi il quotidiano "L'Unità" ci racconta come secondo i dati della Cgil, solo nel 2010 sono state 800mila le donne che si sono dimesse o sono state licenziate per cause legate alla maternità. Una perdita economica che il Paese non si può più permettere.
- L’arretratezza culturale nei confronti delle lavoratrici donne e della maternità è stata finora considerata un vizio strutturale del sistema imprenditoriale italiano, una debolezza da lamentare ma comunque da sopportare. Adesso, però, qualcosa dovrà necessariamente cambiare: con l’attuale crisi finanziaria e il precario stato dei conti pubblici, per usare le parole dell’economista Paola Profeta, «è uno spreco che non ci possiamo più permettere». E non si tratta di uno spreco di poco conto, ma di un’enorme perdita di risorse umane ed economiche: solo nel 2010 sono state circa 800mila le donne che hanno dovuto lasciare il lavoro per cause legate alla maternità.
Certo, la stima elaborata dalla Cgil comprende sia le lavoratrici che sono state licenziate o costrette alle dimissioni dalle aziende, sia quelle che hanno scelto autonomamente di lasciare il posto per dedicarsi alla cura dei figli. Ma questo non cambia in alcun modo l’allarme lanciato ogni al nostro sistema produttivo da quasi un milione di donne sull’impossibilità di coniugare maternità e vita professionale, soprattutto per le donne giovani (13% dei casi), che vivono al Sud (10%) e con bassi titoli di studio (10%).-
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DoppiaM