La svolta spagnola

Giacomo Imperatori, già "corrispondente" per Brugherio de "Il Giornale di Monza", vive a Barcellona ormai da qualche anno. A lui abbiamo chiesto un commento sulle elezioni spagnole.


La Spagna volta pagina con una votazione storica e sceglie Mariano Rajoy come sua guida: il leader della destra avrà l’arduo compito di portare il paese fuori dalla crisi. Una crisi che, al contrario di altre nazioni, viene da molto più lontano del crac americano del settembre 2008.

Il Partito Popular ottiene il miglior risultato della sua storia con 186 seggi (44.62%), ovvero la maggioranza assoluta nel Congreso de los Diputados.

Rajoy, 56enne gallego, centra il successo al terzo tentativo, dopo aver perso contro Zapatero nel 2004 e nel 2008.

Agli antipodi il Partido Socialista Obrero Español che raccoglie il peggior risultato della sua storia nella Spagna post-franchista con 110 deputati (28.73%). I socialisti pagano caro la politica economica promossa durante gli ultimi tre anni di crisi: la mancanza di lavoro è drammatica e colpisce quasi 5 milioni di persone (oltre il 20% della forza lavoro).

Grandi risultati anche per le forze autonomiste in Catalogna e nei Paesi Baschi: richiesta chiara di un maggior autogoverno da parte delle comunità locali. Il partito conservatore nazionalista catalano, Convergència i Unió, riesce a superare per la prima volta i socialisti in quanto a numero di deputati eletti nella regione (16 a 14).

Ancora più interessante il risultato in Euskadi che da un mese esatto sembra essersi liberata dalla minaccia di ETA. La neonata coalizione Amaiur, voce della izquierda abertzale (sinistra indipendentista), ha superato il Partido Nacionalista Vasco (storico polo nazionalista conservatore) in quanto a voti e deputati eletti, 7 a 5.

In generale si registra un chiaro incremento dei partiti minori: un chiaro segno che il severo bipolarismo spagnolo inizia ad andare stretto alla cittadinanza. Tra questi partiti, svetta Izquierda Unida (partito socialista ecologista a cui fa riferimento SEL di Nichi Vendola) che passa da 2 a 11 deputati.

L’altro dato chiaro è il calo dei partecipanti al voto che si attestano al 71.7% degli aventi diritto (nel 2008 furono 73.8% e nel 2004 75.7%). Si tratta di un sintomo evidente del crescente allontanamento della popolazione spagnola dalla politica, già manifestato dal movimento degli indignados che, nato alla Puerta del Sol di Madrid il 15 maggio scorso, si è presto propagato per tutto il mondo.

Le operazioni di scrutinio sono state rapide e già domenica alle 10 di sera i risultati erano quasi definitivi. Rajoy si è allora presentato alla folla in festa dicendo che dal giorno successivo si sarebbe messo al lavoro per risollevare il paese aumentando l’occupazione e riattivando l’economia.

Non c’è dubbio che i numeri al Congresso ci siano tutti per poter agire in maniera rapida ed efficace. Rimane da capire in che modo si cercherà di raggiungere l’ambizioso traguardo, visto che non è stato mai specificato concretamente.

Solo con il tempo, quindi, si saprà se davvero il PP abbia quel famigerato “programma segreto” fatto di tagli al Welfare che i socialisti hanno tanto denunciato nelle ultime settimane di campagna elettorale.

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