L'Aquila, due anni dopo: le foto, le macerie, la speranza


Sono passati due anni dal tragico terremoto dell'Aquila.

Come spesso abbiamo fatto su questo blog, quando vogliamo parlare del terremoto lasciamo lo spazio al quotidiano locale Il Centro e al suo caporedattore, Giustino Parisse, che nel sisma ha perso i due figli e il padre.

Parisse scrive così:

L’Aquila due anni dopo. Una storia che riparte dalle macerie, quelle materiali e quelle del cuore.

Le foto di Valerio Simeone documentano sul nostro sito internet una città in bilico fra immobilismo e voglia di ripartire.

Nei volti delle persone c’è fierezza, dignità, persino gioia quando il volto è quello di una bambina venuta alla luce in quei giorni terribili e che sta crescendo nella speranza che gli adulti restituiscano in tempi brevi a lei e agli altri suoi coetanei la città e i borghi, più belli di prima.

Eppure le immagini spesso sono uguali, due anni fa e oggi.

Quasi tutto quello che il sei aprile del 2009 è crollato non è stato ricostruito.

Le persone sono disperse in quegli enormi dormitori che sono i progetti C.a.s.e., altre cercano di ricomporre la comunità nei piccoli spazi dei map, le casette di legno strette una all’altra come a sostenersi. Ci sono paesi come San Gregorio, Tempera e Castelnuovo i cui ex residenti non sanno ancora se potranno tornare nello stesso luogo di prima. Il centro storico dell’Aquila è sempre vuoto e triste con i suoi edifici feriti e i suoi monumenti sventrati.

Eppure negli occhi degli aquilani forza e fierezza non sono mai mancati.
La richiesta è sempre più insistente, il grido sempre più alto: fateci tornare nelle nostre case.

Al prossimo anno. Con la speranza che al posto di crolli e macerie si possa documentare l’avvio della ricostruzione. Quella vera. Quella che tutti vogliono.

Resterà il grande vuoto per chi non c’è più. Quello nessuno lo potrà riempire.

Post popolari in questo blog

Una maggioranza cieca e sorda

Autovelox, le incredibili parole di Benzi

Bocciati