Diversamente

Fra le tante manifestazioni di beceraggine verificatesi alla Camera nelle ultime 48 ore, ce n’è una che rappresenta un salto di qualità.

Durante l’intervento in aula della parlamentare diversamente abile Ileana Argentin, un suo collega diversamente intelligente ha gridato: «Fate stare zitta quella handicappata del czz».

L’episodio non può essere liquidato con la solita alzata di spalle con cui ogni giorno cerchiamo di proteggerci dalle aggressioni al buongusto perpetrate dai nostri rappresentanti. L’insulto a una donna in sedia a rotelle esorbita dal dibattito ideologico, perché attiene a una dimensione prepolitica e semplicemente umana della convivenza.

Per questo tacerò il partito a cui appartiene chi ha pronunciato quelle parole, seguite da scuse frettolose che confermano lo scarso peso che l’autore attribuisce al suo gesto. Rivelarlo qui sposterebbe l’attenzione del lettore, innescando la solita rissa fra fazioni che, dopo averci annebbiato il cervello, sembra averci sterilizzato anche il cuore. Mi interessa di più vedere se quel partito avrà il coraggio morale di punire il suo indegno soggetto.

E mi interessa comprendere quando la nostra rassegnazione supererà il livello di guardia. Quando cioè cominceremo a stufarci di pagare lo stipendio a dei ceffi che sarebbero tollerati a stento in una curva di ultrà. Certe frasi sputate in un momento di irritazione non vengono dal nulla. Incubano, magari per anni, in una palude di pensieri facili e brutti.

Quanti elettori si sentono parte della palude? Io spero nessuno di noi. Altrimenti avrebbero ragione loro.

Massimo Gramellini, Buongiorno, La Stampa, oggi

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