Lo show


È terminata la visita di Gheddafi in Italia.
Ma le polemiche sullo show di questi giorni, fatto di festeggiamenti, lezioni di Corano, spettacoli equestri e cene di gala non si sono ancora placate.

Da non dimenticare, poi, la richiesta fatta dal leader libico all’Europa: il colonnello pretende 5 miliardi di euro all’anno, per impedire il passaggio degli immigrati dalle coste libiche a quelle italiane. In caso contrario la Libia lascerà correre, riversando frotte di disperati sul suolo italiano.

5 miliardi di euro per non “fare nera l’Europa”. Non è una metafora, è un ricatto.

Richieste assurde, avallate da un Presidente del Consiglio, il nostro, che non fa altro che prostrarsi ai piedi del dittatore libico, arrivando addirittura a baciargli la mano ad occhi chiusi, in segno di adorazione mistica.

Per Gheddafi non sono esseri umani, non rischiano la vita scappando da regimi violenti e sanguinari, non affidano al mare tutte le proprie speranze in cambio dei giorni di stenti.
Sono solo merce di scambio, da offrire senza pudore a quel governo italiano che fino ad oggi ha concesso a Gheddafi di fare il bello e il cattivo tempo, non pensando neanche per un secondo ai diritti umani che le parole e le azioni del dittatore libico negano ogni giorno.

Lo sconcerto per lo spettacolo offerto a Roma in questi giorni è stato ampio e ha trovato numerose vie di espressione.

Pier Luigi Bersani parla di uno “spettacolo figlio della politica estera dell'attuale governo. Più che teatrino libico è il teatro della politica estera berlusconiana. E' una impostazione fatta delle cosiddette relazioni speciali, 'io sono amico di Gheddafi, io sono amico di Putin', che ci ha portato a star fuori da tutte le cose rilevanti: non siamo nel gruppo che si occupa della crisi iraniana e c'eravamo, abbiamo risolto noi la crisi del Libano e siamo fuori da ogni discussione sul Medio Oriente. Nel rapporto con la Libia rivendico un profilo di dignità del mio Paese".

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