La Milano che non c'è più

Ma quale capitale morale. Oggi ai milanesi, ai milanesi veri, viene un magone grosso così. Dov’è finita la città generosa e impetuosa, la città col suo orgoglio del cuore in mano, fatto di onestà e di trasparenza, di impegno persino febbrile di lavoro fedele, di progetti e speranze senza inganni, con un po’ di baùscia magari, ma con la lena vitale e positiva di chi non bara nella sfida al futuro; non meno che il cuore della solidarietà, del pane fraternamente e laboriosamente diviso. Oggi è un giorno nero per la Milano che non c’è più.
Così oggi, su Avvenire, Giuseppe Anzani, a ricordare che la questione morale non è un piagnisteo, è uno stampo di identità umana, serio e severo.

Intervengono anche il segretario e il capogruppo regionale, Maruzio Martina e Luca Gaffuri: "Non passa giorno senza che emergano dalla stampa pezzi di malaffare. Non possiamo non rafforzare l’assoluta preoccupazione per questi scenari. Rinnoviamo l’urgenza di chiarezza e dunque la richiesta di convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio regionale che possa discutere della diffusione di fenomeni criminali o corruttivi in contesti amministrativi”.

L'indagine della magistratura sull'ndrangheta travolge anche la giunta provinciale di Dario Allevi: l'assessore al Personale, Rosario Perri in quota al Pdl, ha deciso di dimettersi martedì pomeriggio. La decisione è arrivata al termine di una giornata difficile, iniziata con la pubblicazione sui giornali di nuovi brandelli di intercettazioni della magistratura dove il nome del politico compare più volte.

Per il consigliere regionale Pd, Enrico Brambilla, le dimissioni sono "un dovere per chi sia reso responsabile di condotte inaccettabili come il tentativo di portare all'estero capitali".

L'indagine della magistratura, ribattezzata "Infinito", ha portato all'arresto di circa 300 persone. Dalle carte dell'inchiesta è emerso il profondo livello di radicamento delle 'ndrine calabrese nel tessuto sociale della Lombardia.

Il nome di Perri, assieme al quello del consigliere regionale del Pdl, Massimo Ponzoni, è emerso più volte, sebbene entrambi non risultino essere iscritti nel registro degli indagati.
Ponzoni viene definito dai pm come "capitale sociale dell'organizzazione", mentre sul conto di Perri sono risultate alcune intercettazioni ambientali dove l'uomo confida al figlio di conservare 500 mila euro all'interno di alcuni tubi e di avere aperto un conto cifrato in Svizzera, che avrebbe chiuso "fra tre o quattro anni quando ci sarà la sanatoria per far rientrare i soldi dall'estero".

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