In poche parole, un'altra Italia



In questa campagna elettorale per le elezioni regionali, Berlusconi ha di nuovo spinto sull'acceleratore della sua anomalia populista. Ancora una volta la scelta di campo, il bene e il male, con me o contro di me.

Ha fatto il capopopolo, il capolista, il caporedattore del Tg1, tutto tranne che il capo del governo. Con in più il giuramento dei candidati governatori nelle mani dell'Imperatore, gli insulti ai questori, la restrizione degli spazi di informazione, la riduzione della politica a comizio.

Ha evitato il confronto per non parlare delle promesse fatte che non sono venute. Berlusconi ha trasformato le regionali in una questione ideologica perché sa bene che i miracoli che ha promesso non si sono realizzati.

Penso, e non da oggi, che Berlusconi non può più tirare la palla avanti, non ha più niente da dire sul futuro. È un surfista, sta sull'onda, ma prima o poi l'onda incontra la spiaggia. Il partito che ha fondato sul predellino è sbandato alla prima curva.

Dal voto mi aspetto che gli italiani scrivano al presidente del Consiglio una brusca letterina: così le cose non vanno. Mi aspetto un incoraggiamento a che le politica torni a occuparsi di lavoro, di temi sociali, e sento che questo tema viene capito.

Come Pd in questi anni abbiamo passato una fase difficile, però sento la possibilità di un'inversione di tendenza, che arrivi una spinta a dire “troviamo una strada per cambiare un po' le cose”.

Pierluigi Bersani

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