Ma voi dov'eravate quando succedevano queste cose?
Ieri sera, a Monza, presentazione del libro di Pippo Civati "Regione straniera - viaggio nell'ordinario razzismo padano", dedicato agli immigrati, alla loro presenza in Italia, ai messaggi che in malafede e provocatoriamente la destra al potere esprime per alimentare una paura che, numeri alla mano, non ha fondamento.
Presente alla serata anche un avvocato, Ernesto Ruffini, che nel suo intervento ha posto una questione interessante:
Presente alla serata anche un avvocato, Ernesto Ruffini, che nel suo intervento ha posto una questione interessante:
Tra venti anni, mia figlia che oggi ne ha due, leggendo e ascoltando cosa sta succedendo in Italia in questi anni, mi chiederà: "Papà, ma voi dov'eravate quando succedevano queste cose?"Ecco perchè la lettura di questa notizia, dai giornali di oggi, sembra un interessante segno di speranza, per poter rispondere un giorno: "Noi c'eravamo, e abbiamo tentato di impedire questo scempio":
Chiede i biglietti solo agli immigrati rivolta sul bus: "Controllore razzista
Padova, il conducente obbligato dai passeggeri stranieri ad estendere l’accertamento anche agli altri
Un controllo "chirurgico", quello compiuto dal conducente dell’autobus numero 12 che collega il centro storico all’hinterland: durante una fermata notturna, l’addetto della società di trasporto Aps si è rivolto esclusivamente ai passeggeri di colore, chiedendo loro di esibire il biglietto e ignorando platealmente tutti gli altri, nonostante, pochi minuti prima, fosse salito a bordo un gruppo di ragazze e ragazzi visibilmente alticci. È stata questa la scintilla che ha acceso la protesta dei pendolari africani, una decina in tutto: «Devi controllare tutti, non solo noi neri. Altrimenti sei un razzista», hanno intimato all’autista, circondandolo ed esibendo polemicamente gli abbonamenti al bus. L’addetto ha cercato di opporsi: «Spetta a me decidere i criteri del controllo a campione»; ma gli immigrati hanno cominciato a urlargli contro: «Razzista, razzista. Anche noi paghiamo le tasse». Grida, insulti, accuse di xenofobia: il braccio di ferro è durato quasi un quarto d’ora, con l’autobus bloccato lungo l’asse centrale della città e molti passeggeri - bianchi - che sollecitavano, a loro volta, un controllo completo perché la corsa potesse riprendere. Alla fine, il conducente ha dovuto cedere: a verifica compiuta, tre adolescenti venete sono risultate prive di biglietto e costrette a scendere all’istante - irritatissime - perché lo acquistassero al vicino distributore automatico. Un epilogo salutato dal polemico applauso dei contestatori.