Rose di memoria e di speranza

C'erano. Anche loro c'erano. In fila, in corteo, dentro il candore di una rosa bianca. Dentro i volti tristi ma non rassegnati di chi li ama e non li dimentica. Ventimila? No. Ventimila più 309: le vittime di quella notte che ha cambiato la storia dell'Aquila.

Avevo anch'io una rosa bianca in mano lungo il corteo che doveva essere solo neroverde ma che si è tinto d'arcobaleno per i tanti ombrelli aperti a riparo da una pioggia insistente che ha stinto persino l'inchiostro sul taccuino degli appunti.

E' stata la giornata dell'Italia sofferente, dell'Italia che piange di rabbia e di dolore, che non si rassegna alle ingiustizie, che chiede di poter studiare e lavorare.

Nel vuoto di quella che fu la Casa dello studente c'è chi si ferma a depositare la rosa bianca. Ma non c'è angolo di via XX Settembre dove non c'è un fiore, una frase, una fotografia.

In piazza Duomo c'è la fila per firmare la legge popolare. Lo faccio anch'io. Poi me ne torno verso piazza d'Armi. Via XX Settembre è buia e semivuota. Continua a piovere. Guardo le due rose bianche in mano a mia moglie: sì, papà, torniamo tutti a Onna. E a quel punto non so più cos'è che mi bagna il volto.

Giustino Parisse, su Il Centro, racconta con un articolo bellissimo la giornata di ieri a L'Aquila.
Lo ricordiamo anche stavolta: Giustino Parisse è caporedattore del quotidiano Il Centro. Il 6 aprile 2009 il terremoto gli ha portato via il padre e i suoi due figli.

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