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Essere coerenti con la nostra storia

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C ome fatto da Fabrizio Barca, anche Enrico Rossi presidente della Regione Toscana, chiede di dar vita a un organismo collegiale, che rappresenti al di là del loro peso tutte le aree del partito, le personalità e i territori. Dalla chiusura delle urne del 4 dicembre, nonostante la direzione nazionale permanente, siamo ancora privi di un dibattito serio e profondo sul significato del voto per la vita, la natura e il destino del nostro Partito e del nostro Paese. Non è una novità. Anche dopo la bruciante sconfitta delle amministrative in città come Roma, Torino e Napoli, accadde la stessa cosa e fummo travolti da una nuova campagna elettorale, quella referendaria. Eppure, a pochi giorni dal referendum, non erano mancate altre spie eloquenti, come quella di Monfalcone, area storica del nostro insediamento persa in modo eclatante. Ancora una volta, muti davanti a questa catena di sconfitte – referendum compreso – il lavacro di nuove elezioni sembra essere l’unica risposta possibile.

Aleppo non è Srebrenica

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Aleppo è il simbolo di un’epoca di riconfigurazione degli equilibri globali ci dice Lia Quartapelle.  Le immagini e le notizie che ci arrivano dalla città ormai espugnata sono disperanti e vividissime. L ’unica certezza è che non sarà possibile dimenticare Aleppo e che ci vergogneremo di quanto non stiamo facendo. Aleppo non è Srebrenica, e non è neanche il Rwanda del 1994. Le immagini e le notizie che ci arrivano dalla città ormai espugnata sono disperanti e vividissime. L’unica certezza è che non sarà possibile dimenticare Aleppo e che ci vergogneremo di quanto non stiamo facendo, proprio come accadde tra l’aprile e il luglio del 1994 di fronte al genocidio rwandese o al massacro di tutti i maschi musulmani della città bosniaca, sotto gli occhi delle truppe olandesi delle Nazioni Unite, avvenuto l’11 luglio 1995. Tuttavia, Aleppo non è Srebrenica. E non è Kigali. È cambiata, infatti, la natura della guerra, e i conflitti di questa nostra era di disordine globale rendono anco

Siamo di nuovo in cammino e la meta è sempre quella

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"Non sposteremo di una virgola il nostro impegno per fare dell’Italia un posto migliore" . Francesco Nicodemo ragiona sul futuro dell'Italia e del partito Democratico. Durante la settimana che si è appena conclusa ho ricevuto molti messaggi. Tante persone, più di quante potessi immaginare, hanno sentito il desiderio su messenger, WhatsApp e via mail di scrivermi. Ci penso, penso a tutto quello che è successo, istantanee di vita che scorrono veloci nella mia mente come un flashback continuo, poi ricordo questa frase: “ Sentinella, quanto resta della notte? La sentinella risponde: viene il mattino, e poi anche la notte! ” (Isaia, 21, 11). Rifletto, eppure non riesco ad essere triste. Già, perché sono grato per quello che ho vissuto, per i posti che ho visitato, per le persone che ho conosciuto e per tutte le esperienze che ho maturato. Le conservo gelosamente e mi accompagneranno per molto tempo. Ovviamente mi dispiace per l’Italia perché sono ancora convinto che la r