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Piazza Tienanmen, 4 giugno 1989

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Sono passati 23 anni dallo scatto di questa foto storica. In Piazza Tienanmen, il 4 giugno del 1989, moltissimi manifestanti che chiedevano riforme democratiche vennero uccisi dall’esercito cinese su ordine del governo di Deng Xiaoping. Racconta Il Post: Le proteste erano iniziate il 15 aprile 1989 , dopo la morte del segretario del partito comunista cinese Hu Yaobang, considerato un riformatore liberale. Mezzo milione di studenti, intellettuali e operai marciò fino alla piazza principale di Pechino per chiedere maggiori libertà politiche, libertà di stampa, riforme economiche e la fine della corruzione, molto diffusa allora come adesso . Ci furono proteste pacifiche anche in altre città della Cina, come Shanghai e Wuhan. Il governo si dimostrò inizialmente incerto se dialogare o meno con i manifestanti, decisi a occupare la piazza fino a quando le loro richieste fossero state soddisfatte. Il 13 maggio gli studenti iniziarono uno sciopero della fame che diede nuovo vigore alle pro

"No Tav i nuovi partigiani? Non sanno di cosa parlano"

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«Io vorrei che si smettesse una volta per tutte di abusare della parola "partigiano". I partigiani sono stati coloro che, anche a costo della loro vita, si sono battuti perché tutti avessero la libertà. Anche la libertà di esprimere le proprie idee e magari di criticare». E' netto e fermo nelle parole, Carlo Smuraglia. 89 anni, presidente dell'ANPI, l'associazione di partigiani. Uno che ha combattuto davvero per la libertà e la democrazia del nostro paese . Contro la dittatura fascista. E che ieri ha subito l'affronto di vedere il movimento No Tav tentare di impedire, con l'occupazione della Sala Alessi a Milano, un convegno per la presentazione del libro di Caselli " Attacco alla Giustizia". Una ventina di militanti del movimento, legati al centro sociale «Il Cantiere», ha fatto irruzione nella sala e, prima ancora, ha esposto nel cortile interno del municipio uno striscione contro l'Anpi stessa. L'occupazione è durata un paio d&

Nori Brambilla Pesce, nome di battaglia Sandra

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Onorina Brambilla , più conosciuta come Nori Pesce, che è il cognome di suo marito Giovanni , è venuta a mancare domenica scorsa. Nori aveva appena compiuto ventuno anni quando venne arrestata dalle SS. Da un anno era una staffetta partigiana che faceva quello di cui c’era bisogno nella lotta per riconquistare la libertà . Avrebbe voluto andare in montagna a combattere, ma siccome era bella, decisero che era meglio che restasse in città, a trasportare esplosivo, a trasmettere informazioni, a incontrare i capi, clandestini, dei gruppi che facevano azioni a Milano. Divenne così la staffetta del comandante Visone . Una ragazzina solare, sempre sorridente, avrebbe dato meno nell’occhio. Ed era vero: sul 33 furono due poliziotti ad aiutarla a trasportare dieci chili di esplosivo; in porta Ludovica superò un controllo dei marò della San Marco, addestrati in Germania, con addosso due pistole; in piazza Ascoli prese in consegna l’arma che era servita a sparare a un maresciallo delle SS it