Piazza Tienanmen, 4 giugno 1989


Sono passati 23 anni dallo scatto di questa foto storica.

In Piazza Tienanmen, il 4 giugno del 1989, moltissimi manifestanti che chiedevano riforme democratiche vennero uccisi dall’esercito cinese su ordine del governo di Deng Xiaoping.

Racconta Il Post:

Le proteste erano iniziate il 15 aprile 1989, dopo la morte del segretario del partito comunista cinese Hu Yaobang, considerato un riformatore liberale. Mezzo milione di studenti, intellettuali e operai marciò fino alla piazza principale di Pechino per chiedere maggiori libertà politiche, libertà di stampa, riforme economiche e la fine della corruzione, molto diffusa allora come adesso. Ci furono proteste pacifiche anche in altre città della Cina, come Shanghai e Wuhan. Il governo si dimostrò inizialmente incerto se dialogare o meno con i manifestanti, decisi a occupare la piazza fino a quando le loro richieste fossero state soddisfatte. Il 13 maggio gli studenti iniziarono uno sciopero della fame che diede nuovo vigore alle proteste e conquistò nuovi sostenitori al movimento in tutto il Paese.

Il governo decise allora di agire e il 20 maggio impose la legge marziale nel Paese. Nella notte tra il 3 e il 4 giugno i convogli militari entrarono a Pechino facendosi strada tra le barricate dei manifestanti, che reagirono lanciando sassi e bombe molotov contro i soldati.

L'esercito ricevette l'ordine di sgomberare la piazza entro l'alba e verso le 4.30 del mattino iniziò a sparare contro i civili, mentre i carri armati travolgevano barricate e i manifestanti che, secondo i giornalisti stranieri che hanno raccontato la vicenda, gridavano «perché ci state uccidendo»? Alle 5:40 la piazza era stata sgomberata.

Il numero dei civili uccisi non è mai stato stabilito. Secondo il governo cinese i morti – soldati inclusi – sarebbero 241 e i feriti 7 mila. La NATO parla invece di 7 mila morti mentre un funzionario cinese della Croce Rossa ha detto che i morti sono stati 5 mila e i feriti 30 mila.

Come ogni 4 giugno da qualche anno a questa parte, il governo cinese censura i riferimenti a Tienanmen con particolare attenzione. Non solo non è stato organizzato alcun evento per commemorare le persone uccise, ma ogni tentativo di parlarne è stato proibito dalle autorità.

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