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Governo: 42 mesi di promesse mancate

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Dunque, Silvio Berlusconi ha deciso di resistere fino alla fine. Oggi pomeriggio il voto sul rendiconto dello Stato dirà quali sono i numeri sui quali può contare la maggioranza. Il voto sul rendiconto si ripete, dopo la bocciatura delle scorse settimane. Sarà il primo banco di prova per il Governo , chiamato poi ad altre prove importanti. Perchè mentre il rendiconto è un atto dovuto, i prossimi provvedimenti decreteranno la reale capacità del Governo di rispondere alle richieste e alle attese delle istituzioni comunitarie e mondiali, che chiedono passi concreti per la messa in sicurezza dei conti italiani . Oggi, intanto, L'Ikiesta ha voluto verificare cosa , dopo 42 mesi, ha realizzato l'esecutivo Berlusconi . Il programma elettorale del Pdl parlava chiaro: «Sette missioni per il futuro dell’Italia». Rilanciare lo sviluppo, sostenere la famiglia, più sicurezza e giustizia, il rilancio del Sud, Il federalismo fiscale e un piano straordinario di finanza pubblica. O

"L’euro ha ridato una direzione a un Paese che era troppo indisciplinato."

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Berlusconi venerdì ha definito l’euro una “strana moneta” che non ha mai convinto. Dal suo recepimento ad oggi però la moneta unica ha protetto l'Italia "dal disordine antico che regna nella nostra finanza pubblica". Lamentarsi dell’Euro, essendo il presidente del Consiglio che governa da quasi un decennio, insomma, non è solo populista, ma anche parecchio ipocrita. Un reportage del quotidiano online L'Inkiesta ci spiega perchè. - «L’euro è una strana moneta». Questa frase, pronunciata da Silvio Berlusconi venerdì scorso, sta facendo il giro d’Europa. In una settimana particolarmente dura per l’Italia, con lo spread fra titoli di Stato italiani e tedeschi nuovamente oltre quota 400 punti base, è utile ricordarsi cosa è significato entrare nell’eurozona per un Paese come il nostro. Per una nazione instabile come la nostra, la moneta unica è stata l’ancora di salvezza in ben più di un’occasione. Basti pensare al possibile impatto sull’economia italiana dell’ul

Made in Italy

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Il quotidiano online L'Inkiesta propone questa settimana due interessanti approfondimenti sull'industria italiana. Il primo articolo che vi proponiamo riguarda l'industria "dell'automotive" ed in particolare Fiat . Il reportage è firmato Saro Capozzoli fondatore della società di servizi Jesa Investment e lavora in Cina da molti anni. Su Linkiesta racconta della storia di FIAT in Cina, di certe valutazioni errate fatte trent’anni fa, del percorso fatto in questi anni e di come adesso si cerchi di colmare il terreno perduto lanciando la 500. «In Cina non avete le strade, dove pensate di metterle le auto?». Era il 1982 e fu questa la risposta dei vertici di Fiat ai cinesi che proponevano una joint venture per portare le auto di Torino a Pechino. Trent'anni dopo l'85% del mercato cinese è occupato da marchi stranieri. Fiat è così arrivata tardi, ha sbagliato le alleanze e ora punta ad un misero 2%. Per raggiungerlo Marchionne vuole portare in Cina

11 Settembre

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14:46 ora italiana dell’ 11 settembre 2001. A quel tempo, in cui non esistevano né Twitter né Facebook, per avere le informazioni c’erano tre modi. Se si era in ufficio si poteva contare sulle agenzie stampa, se si era fuori, la cosa migliore erano i gli sms mentre per chi fosse a casa era  la televisione. L’Undici settembre è invece arrivato così, senza preavviso. Una donna , Julie McDermott, viene sorretta da due persone mentre si allontana dal World Trade Center dopo l’attentato, camminando tra le macerie Potremmo oggi, a dieci anni di distanza, ricorrere i ricordi del "dove eravamo", cercare di trovare dei parallelismi fra l’Undici settembre e l’attuale crisi dell’eurozona o peggio ancora scrivere un pezzo in memoria sull’11 settembre che scaturirebbe nelle banalità Preferiamo invece condurvi tra i racconti, le analisi delle migliori firme giornalistiche e blogger. Questa ricchezza produce anche nuove riflessioni, recupera pensieri e storie perdute, insegn

C’era una volta l’invasione.

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Per un decennio l’incremento degli immigrati era stato continuo e consistente. Ma poi è arrivata la crisi, e i flussi sono diminuiti drasticamente. I dati definitivi riguardano il 2009: -25% rispetto all’anno precedente in l’Italia , -9% nell’area Ocse. Il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, che ha presentato lo studio a Bruxelles assieme ai commissari europei agli Affari sociali e agli Interni Laszlo Andor e Cecilia Malmstrom ha affermato che " i Governi devono sviluppare maggiormente canali legali per accogliere gli immigrati nel mercato del lavoro e incoraggiare un utilizzo migliore delle loro specializzazioni". Se il declino del flusso migratorio è principalmente dovuto al calo delle opportunità d'impiego , è ovvio che le vittime principali siano state i giovani immigrati. I settori più colpiti, invece, sono stati le costruzioni, i servizi finanziari e la distribuzione. Al contrario, è cresciuta l'occupazione nei campi dell'istruzione, del