Le risorse che ci aiuteranno a ripartire sono targate Ue

“I fondi che si stanno negoziando in Europa non vengano distribuiti dai singoli Stati: sia direttamente Bruxelles a metterli nelle tasche di cittadini e imprese”.
Lo ha dichiarato l’ex premier Enrico Letta in una intervista a La Stampa, sottolineando che “c’è uno scarto impressionante tra quello che sta facendo l’Europa e la percezione dei cittadini”, mentre “la gente deve percepire che le risorse che ci aiuteranno a ripartire sono targate Ue”.
Ma c’è il rischio che, se sono gli Stati nazionali a distribuire i fondi Ue, “l’Europa ne abbia un danno di immagine” e “i politici nazionali si intesteranno i meriti e faranno il solito gioco di individuare nell’Europa il capro espiatorio”.
Rispetto alle difficolta di creare un meccanismo per cui Bruxelles possa erogare fondi direttamente, Letta ammette che “non è facile ma si può fare. Ci vuole uno sforzo della burocrazia europea, che non è peggio di quella italiana. Bisogna costruire un meccanismo per la gestione dei fondi come fu l’Erasmus per lo studio“.
Parlando di casi particolari, Letta spiega che Austria, Danimarca, Olanda e Svezia tentano la stessa strategia, “ma devono essere consapevoli delle loro dimensioni: solo due – Austria e Olanda – sono nell’euro, e due su 19 sono una piccola minoranza. Non si può fermare tutto per l’avarizia di due Paesi”.
L’ex premier definisce poi “fondamentale nel metodo” la proposta franco-tedesca da 500 miliardi, perché “si creano gli eurobond senza chiamarli così. Quando la Germania dà il via libera a bond garantiti dalla Commissione, si mutualizza il debito futuro. E’ un passo avanti della Merkel gigantesco”. Inoltre, prosegue “si esce dalla logica del ‘prima gli italiani’ o ‘prima i tedeschi’ e si sostituisce con ‘prima chi ha bisogno’.
Così nasce l’Europa sociale di Delors e poi Prodi, bloccata per anni dal veto inglese. Recovery Fund, Sure e Mes sanitario fanno nascere una nuova Europa. E non è un caso che avvenga tre mesi dopo l’uscita dell’Inghilterra: forse la Brexit non è stata solo negativa». Sul fatto che Spagna e Francia siano contrari al Mes, Letta afferma che “bisogna fare di tutto per convincerli. A noi serve, la sanità ha bisogno di investimenti e il rischio è che, passata l’emergenza sanitaria, ci si occupi solo di economia”.
L’Italia dirà sì? Letta parla di “scelta in bilico. Ma sarebbe un errore non usarlo”.
Sintesi dell’intervista tratta da La Stampa