Il commento del segretario Pietro Virtuani


Nella provincia di Monza e Brianza questo ballottaggio ci consegna le belle vittorie di Cesano Maderno e Lissone (complimenti a Maurilio Longhin Sindaco di Cesano Maderno e Concetta Monguzzi riconfermata sindaco di Lissone), e le dolorose sconfitte di Meda e del nostro capoluogo Monza. Questi risultati si aggiungono a quanto già deciso due settimane fa, con le vittorie dei progetti civici ai quali il PD ha dato il suo contributo a Carnate, Lesmo e Sulbiate, e la sconfitta a Lentate sul Seveso.

Non c'è da gioire; in una tornata elettorale molto dura per il PD e il centrosinistra, in cui a livello nazionale perdiamo in molti comuni, anche in Brianza a pesare sono soprattutto le sconfitte; a Meda, dove Gianni Caimi non riesce a proseguire la sua bella esperienza amministrativa, e a Monza, dove pur essendo arrivati vicini, non siamo riusciti a riconfermare Roberto Scanagatti alla guida della città.

I risultati elettorali, che siano vittorie, che siano sconfitte, richiedono studio, riflessione, analisi; il rischio di voler leggere esclusivamente in un risultato il manifestarsi di nostre eventuali certezze è molto alto, e dannoso, perché così non facciamo passi avanti. E occorre anche l'umiltà di dire che come esiste una parte di voto determinata da fattori locali (il candidato, l'amministrazione uscente, la coalizione, la strategia della campagna, il lavoro delle persone e via dicendo) sulla quale dobbiamo in tutti i casi riflettere, per capire cosa ha funzionato e cosa no, esiste anche una parte di "trend nazionale", che da qualche anno non è più a nostro favore. Riflettere su questo ci aiuta, perché essere una comunità politica significa sentire e giocare tutti la stessa partita a ciascun livello. Senza cercare capri espiatori, senza scaricarsi di dosso le proprie responsabilità.
Limitarsi a contrapposizioni e semplificazioni quali "si vince con il centrosinistra unito / si vince con un profilo più moderato/riformista", "Renzi sì/renzi no", "governo bene/governo male", non è fare l'analisi politica; tendenzialmente è ripetere una cosa che già si pensava selezionando nella miriade di fatti accaduti solo quelli che hanno comprovato il precedente sentire.

Anticipando alcuni punti su cui occorrerà riflettere e dai quali ripartire, credo che non sfugga a nessuno come una nuova dinamica establishment/antiestablishment inevitabilmente ci colpisce, in quanto forza di governo; ci colpisce perché intercetta la risposta al disagio sociale, alla paura della globalizzazione e dell'immigrazione, al tema delle disuguaglianze e a quello di una società bloccata che offre opportunità solo in proporzione al proprio benessere di partenza. I risultati dei nostri sindaci, che in questi anni hanno messo al centro i bisogni della persona, quanto fatto dal nostro governo per l'inclusione sociale, esistono, non è che ce li dobbiamo dimenticare. Sicuramente occorre fare di più, essere più radicali nel diminuire le disuguaglianze e ampliare le opportunità, ma occorre anche capire che senza un'idea forte di società sulla quale costruire il consenso per le proprie politiche, anche le cose migliori che facciamo finiscono per annacquarsi, disperdersi, persino dimenticarsi. Quindi occorre anche fare un lavoro molto serio sul Partito, ridefinendo gli scopi di una organizzazione politica collettiva del XXI secolo, e di conseguenza la sua struttura, la formazione dei sui gruppi dirigenti, gli strumenti con i quali operare.

In questo contesto, dobbiamo guardare cosa succede al di fuori di noi: il centrodestra che ritorna prepotentemente sulla scena, sempre più al traino della lega di salvini, ma senza troncare con una parte di mondo cattolico e moderato; il M5S, che sarà pure andato molto male, ma non per questo è scomparso e continuerà a essere un avversario molto difficile. E' evidente quanto siano fondamentali le ragioni dello stare insieme dentro il PD, un'unità che non deve essere retorica e di facciata, ma basata su umiltà, rispetto reciproco, generosità; atteggiamenti con i quali dobbiamo presentarci all'esterno, per aggregare intorno a un progetto definitivo quanto di buono c'è al di fuori di noi.

Per Roberto, per Gianni, per i tantissimi che si sono spesi, la mia stima continuerà a essere altissima; la passione con cui Gianni e la sua squadra si sono occupati di Meda in questi anni, le capacità di Roberto, un maestro e un vero punto di riferimento politico per me e per tantissimi amministratori e militanti del nostro territorio, il lavoro prezioso che lui e la sua squadra hanno fatto in questi cinque anni che ha fatto rinascere Monza. E per i candidati che insieme a tanti si sono spesi per questa tornata amministrativa e per quella faticosa e bella sfida che è la politica.

Siccome il compito di chi guida una comunità è quello di costruire, e di trovare la formula da cui ripartire dopo gli insuccessi, penso che a Monza, in Brianza, dove si è vinto e soprattutto dove si è perso, le persone che abbiamo aggregato, che si sono spese, i molti giovani che si sono messi in gioco partendo dall'impegno per il proprio comune (in un periodo di disaffezione dalla politica), sono comunque un risultato vero di questa campagna elettorale, da continuare a far crescere e valorizzare perché sono le persone da cui partire per rilanciare il PD, e tornare a vincere nei prossimi anni.

Pietro Virtuani, Segretario PD Monza e Brianza



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