Lettera di Matteo Renzi alle democratiche e ai democratici
Care amiche e cari
amici, cari compagni del Partito Democratico,
inizia un 2015 carico
di sfide.
Non posso garantirvi
che per il nostro partito riusciremo a fare meglio del 2014. Tecnicamente è
quasi impossibile: abbiamo vinto praticamente ovunque e sfondato il muro del
40%. Siamo al governo di moltissime regioni, di moltissimi comuni. Il nostro
Governo è fortemente trainato dalla spinta del PD. In Europa rappresentiamo il
partito più votato e anche quello che più di tutti spinge per un cambiamento
radicale delle politiche economiche di Bruxelles.
Insomma, ci lasciamo
alle spalle un anno straordinario.
Nel 2015 cercheremo di
continuare a vincere. Ora che abbiamo iniziato, vorrei che ci prendessimo
gusto. Ma dobbiamo anche fare formazione politica, tanta e di qualità: ci
stiamo lavorando in segreteria e vedrete presto un fiorire di iniziative in
questo senso.
Perché questo è il
senso del nostro 2015. Forse non riusciremo a fare meglio del 2014, ma dovremo
dare il meglio di noi. E, in Europa, spiegare che cambiare verso non serve solo
all'Italia. Ma è l'unico modo per salvare la crescita nel nostro continente.
Cerco di essere
sintetico.
Nel 2015 porteremo a
termine l'iter parlamentare delle riforme costituzionali. È un
lavoro di portata storica. Il Presidente Napolitano ha spiegato bene come il
bicameralismo paritario sia stato il più grande errore della Assemblea
Costituente. Faremo chiarezza sul ruolo delle regioni, elimineremo gli enti
inutili, semplificheremo il processo legislativo. Davvero un grande passo in
avanti.
Chiuderemo già dalle
prossime settimane la
legge elettorale. Tra di noi eravamo divisi tra chi voleva
i collegi (modello Mattarellum) e chi le preferenze (come in consiglio
comunale). Avremo gli uni e gli altri. Per ogni collegio un candidato del
partito, che girerà comune per comune, strada per strada, quartiere per quartiere
e si farà vedere, riconoscibile, come il volto del PD. E poi lo spazio,
comunque, per le preferenze. Rottameremo le liste bloccate e insieme a loro
rottameremo l'inciucismo perché la sera delle elezioni sapremo chi ha vinto. E
chi vince avrà la maggioranza per governare senza ricatti dei partitini.
Il Parlamento dovrà
licenziare la legge
delega sulla pubblica amministrazione. Meno sprechi, tempi
certi delle risposte da parte del pubblico, grande investimento nel digitale,
semplificazione e efficienza. Perché i tanti bravissimi funzionari pubblici che
lavorano con onore hanno il diritto di non essere infangati da furbetti e
furbastri.
Approvato la legge
di riforma
sul lavoro continueremo a operare per una politica
industriale degna di questo nome e per norme più semplici. Meno alibi, più
diritti. Quando la nuvola dell'ideologia si diraderà tutti si renderanno conto
che le nuove regole sono più giuste e più chiare. E offrono sia agli
imprenditori che ai lavoratori certezze maggiori. Dobbiamo però continuare
sulle crisi aziendali. Il primo gennaio si è aperto col primo volo Alitalia
Etihad. Da Terni a Taranto, da Termini Imerese a Piombino, da Reggio Calabria a
Trieste, da Avellino a Genova sono tante le aziende che hanno visto sbloccate
le crisi. Ma dobbiamo attrarre investimenti con più determinazione.
Per farlo è
fondamentale che la grande opera di riforma della giustizia civile e del fisco vada
avanti secondo i tempi stabiliti. Dobbiamo arrivare ad avere tempi europei e un
sistema di certezza del diritto che in questi anni è cambiato.
Il campo dei diritti,
dalla riforma del terzo settore alle unioni civili fino allo ius soli temperato,
è il settore dei lavori parlamentari subito dopo le riforme costituzionali.
Trovare un punto di equilibrio non sarà una passeggiata, ma è un nostro preciso
impegno davanti agli elettori.
Tuttavia la vera
riforma che rimette in moto l'Italia è quella che tiene insieme la sfida
educativa – partendo dalla scuola (iniziate a segnarvi questa data: 22
febbraio, Roma) – con l'innovazione culturale, dalla Rai ai musei, dal teatro
all'opera, dal cinema al design. Qui sta l'identità italiana. Qui sta la
ricchezza dei nostri figli. Qui sta il nostro passato e il nostro futuro.
Ci siamo dati una
cadenza ordinata per le nuove iniziative di legge.
A gennaio abbiamo
provvedimenti su economia e finanza. A febbraio tocca alla scuola. A marzo
il Green Act –
sull'economia e l'ambiente in vista della grande conferenza di Parigi 2015.
Aprile sarà il mese di cultura e Rai. A maggio tutti i riflettori sul cibo,
agricoltura, turismo, made
in Italy: arriva l'Expo. A giugno i provvedimenti sulle
liberalizzazioni e prima dell'estate il punto sullo sport anche in vista della
candidatura per le Olimpiadi del 2024
Nelle prossime
settimane ci sarà anche da eleggere il Presidente della Repubblica. Ovviamente
sarà un passaggio delicato e difficile, come dimostra la storia parlamentare
anche di questa legislatura. E succedere a un grande italiano come Giorgio
Napolitano non sarà semplice. Ma sono certo che il PD sarà decisivo nello
scegliere insieme a tutti un arbitro equilibrato e saggio, il garante super partes delle
istituzioni.
C'è molto da fare. Lo
faremo. Senza ansia, senza angoscia, senza paura. Ma lo faremo velocemente.
Abbiamo la certezza che gli italiani da noi vogliono che continuiamo a fare
quello che abbiamo fatto nel 2014 con ancora maggiore determinazione. Dobbiamo
ridurre la forbice delle ingiustizie. È quello che abbiamo iniziato a fare con
il tetto ai mega stipendi pubblici da una parte e l'innalzamento degli 80 euro
dall'altro. Ma non finisce qui. La forbice dell'ingiustizia da ridurre è anche
quella tra lavoro e rendita, tra coraggio e paura, tra crescita e austerità,
tra non garantiti e garantiti, tra donne e uomini, tra chi ci crede e chi rema
contro, tra chi scommette sul futuro dell'Italia e chi scommette sul fallimento
dell'Italia.
Tra tre anni quando
torneremo a votare i cittadini ci diranno se abbiamo avuto ragione a provare la
strada coraggiosa e impervia delle riforme a tutto campo con questa legislatura
. Fino a quel momento chiedo a tutte le democratiche e i democratici - che
ringrazio per il lavoro svolto con passione e determinazione - di non mollare
di un solo centimetro e di continuare a darmi una mano. A darsi una mano.
Questo Paese merita tutta la nostra fatica. Questo Paese merita tutta la nostra
energia. Questo Paese merita tutto il nostro entusiasmo.
Un sorriso,
Matteo