I Sommersi e i Salvati, e il Mare
Ricorre
oggi, 27 gennaio, il Giorno della
Memoria, a ricordo delle vittime della Shoah. Tra le diverse iniziative a commemorazione di questo giorno, poiché chi scrive
è un giovane, pare doveroso citare TESTIMONE
SOPRAVVISSUTO, eccellente esperienza interattiva proposta dall’Incontragiovani la cui partecipazione è
possibile, su prenotazione, anche oggi dalle 17:30 alle 20:30 presso la
biblioteca di Brugherio, fino a esaurimento posti disponibili. TESTIMONE
SOPRAVVISSUTO vuole condurci – anzi, spingerci – nella brutale realtà del
Lager, tentando di darci un’idea dello spaesamento, del dolore e della paura
che le vittime della deportazione provarono.
Una legge del 2000 fa
sì che si ricordino i perseguitati, le vittime, e così ci insegnano a scuola. Tutti
noi sappiamo, per esempio, della morte di Ebrei, omosessuali, zingari, malati
mentali, dissidenti e tante altre – presunte o reali – categorie di uomini e
donne; conosciamo gli orrori di Dachau, Auschwitz, Belsen e degli altri luoghi
neri che non volevano strappare la vita ma l’umanità. Non sappiamo però il
perché di tutto ciò, come sia stato possibile.
Da molto tempo ho smesso di
cercare di capire,
scrive lo stesso Levi in riferimento al folle meccanismo del Lager. Perché la
Shoah è un avvenimento unico nei più di 5000 anni di storia che si studia sui
banchi di scuola: non ha niente a che spartire con il colonialismo, con la
schiavismo o con altri campi di tortura quali i gulag. Un intero Stato ha
collaborato alla creazione e al funzionamento di una macchina perfetta non di
sterminio ma di disumanizzazione (Entmenschlichung),
e i gruppi di ribelli che all’interno della Germania nazista hanno provato a opporsi a tale meccanismo si contano sulle dita di una mano.
Non
è il numero di morti che stupisce della tragedia nazista: ci sono state
innumerevoli guerre, tragedie o dittature che ne hanno contati di più. Ciò che fa
restare allibiti è la perfezione maniacale con cui un popolo ha partecipato o
acconsentito a una tale sistematica opera di male.
Considerate se questo è un
uomo, così scrive Levi
in riferimento ai detenuti nei Lager, ma non parla dei suoi aguzzini, dei
Nazisti – quelli invece sono uomini?,
si domanda però il lettore più attento. Perché è questo uno dei principali
interrogativi del romanzo. Forse anche per questa ragione lo scrittore torinese
ripete Dante durante la sua prigionia: certamente perché la letteratura (valore
che redime dal viver come bruti e che
inclina a seguir virtute e conoscenza)
aiuta a stare vivi o, per i detenuti dei Lager, a morire da vivi; ma Levi lo
ripete anche per ricordare a se stesso che l’uomo è in grado produrre bellezza.
Il
Giorno della Memoria non dovrebbe quindi esaurirsi nel ricordo dei morti, delle
vittime e dei perseguitati, ma aprire una più profonda riflessione su ciò che
l’uomo è stato in grado di operare, di diventare. Poiché senza aguzzini non ci
sarebbero vittime, è bene rammentare chi ha contribuito al male tanto quanto
chi l’ha subito.