La Candy decentralizza
Candy Group ha appena inaugurato una nuova linea produttiva, nello stabilimento della controllata Vesta, a Kirov, in Russia.
La linea, che a sentire Aldo Fumagalli, presidente del gruppo, produrrà frigoriferi per il mercato locale, con l'idea di aumentare il peso sui mercati in crescita in Turchia e Cina, non è stato salutato con entusiasmo dai sindacati che da tempo stanno seguendo la vicenda.
Gli esuberi, che ad oggi raggiungono il numero di 170, soltanto per la sede di Brugherio, costituiscono una delle cause crescenti di preoccupazione, per un crescente trend nella delocalizzazione della produzione verso l'estero.
La Candy, che vanta 5500 dipendenti in tutta Italia, ha abbassato sensibilmente la propria produzione a circa 500-600 unita, facendo ampio uso degli ammortizzatori sociali garantiti dallo Stato per garantire la cassa integrazione, aumentando al contempo i propri profitti attraverso l'investimento all'Estero.
Si appresta a chiudere la sede di Santa Maria Hoè, dopo aver già chiuso gli impianti produttivi italiani di Cortenuova ed Erba.
Una situazione che pesa sulle tasche degli Italiani, che vedono diminuire le proprie opportunità lavorative ed al contempo pagano aziende che non sembrano più avere voglia di investire nel nostro paese.
Una situazione che riguarda anche la Indesit che, dal 29 Giugno, ha dichiarato il fermo produttivo del proprio impianto di Fabriano, dopo aver presentato un piano esuberi per 1425 unità.
Pur non manifestandosi situazioni di crisi nel settore, il secondo per fatturato in Italia, è del tutto evidente che la volontà di trasferire gradualmente la produzione in altri Paesi è più forte della volontà di far partire un confronto con i lavoratori nel trovare un punto di incontro tra le parti in gioco.
Per un approfondimento vi consigliamo la lettura dell'articolo di Dario Di Vico sul Corriere della Sera di ieri, in merito allo stato dell'industria degli elettrodomestici in Italia
La linea, che a sentire Aldo Fumagalli, presidente del gruppo, produrrà frigoriferi per il mercato locale, con l'idea di aumentare il peso sui mercati in crescita in Turchia e Cina, non è stato salutato con entusiasmo dai sindacati che da tempo stanno seguendo la vicenda.
Gli esuberi, che ad oggi raggiungono il numero di 170, soltanto per la sede di Brugherio, costituiscono una delle cause crescenti di preoccupazione, per un crescente trend nella delocalizzazione della produzione verso l'estero.
La Candy, che vanta 5500 dipendenti in tutta Italia, ha abbassato sensibilmente la propria produzione a circa 500-600 unita, facendo ampio uso degli ammortizzatori sociali garantiti dallo Stato per garantire la cassa integrazione, aumentando al contempo i propri profitti attraverso l'investimento all'Estero.
Si appresta a chiudere la sede di Santa Maria Hoè, dopo aver già chiuso gli impianti produttivi italiani di Cortenuova ed Erba.
Una situazione che pesa sulle tasche degli Italiani, che vedono diminuire le proprie opportunità lavorative ed al contempo pagano aziende che non sembrano più avere voglia di investire nel nostro paese.
Una situazione che riguarda anche la Indesit che, dal 29 Giugno, ha dichiarato il fermo produttivo del proprio impianto di Fabriano, dopo aver presentato un piano esuberi per 1425 unità.
Pur non manifestandosi situazioni di crisi nel settore, il secondo per fatturato in Italia, è del tutto evidente che la volontà di trasferire gradualmente la produzione in altri Paesi è più forte della volontà di far partire un confronto con i lavoratori nel trovare un punto di incontro tra le parti in gioco.
Per un approfondimento vi consigliamo la lettura dell'articolo di Dario Di Vico sul Corriere della Sera di ieri, in merito allo stato dell'industria degli elettrodomestici in Italia
via Il Cittadino